Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/165

Da Wikisource.
159 ii - ragionamento d’amore


della Violante ammoní gli amanti a non si curar di donzella, s’essi non vogliano ritrovarsi in pericoli. All’incontro, s’io procaccio di compiacere agiovane da venticinque anni in lá che abbia marito, che vita, che contento sará il mio! Ella, guardando entro agli occhi del mio core, legge manifestamente tutti i miei pensieri, e, vedendo per gli effetti che ella è mio solo contento, corrisponde, se non con la medesima ardenza (perché rare volte l’amore è corrispondente d’ambo le parti), almeno con poco minore. Laonde ella procura di non mi dispiacere in atto veruno; sa guardarsi da quel che ella conosce che mi potrebbe dar vita amara comettendolo; fugge, s’ella è di giudizio (perché io presupongo gli amanti di qualche intelletto), di non mi condurre a disperazione, sí che io ne possa perdere e lo onore e la vita. Anzi con gravitá, con bel modo, ora sostenendomi con le graziose parole, ora con gli angelici risi, e talora affrenandomi con ragionevol disdegno, mi conduce a porto sicuro. Inoltre sa trovar i tempi, i luoghi, le commoditá per i nostri ragionamenti, per le nostre contentezze, non avendo le guardie che hanno le donzelle; e, se pur i mariti son gelosi, elle per si fatto modo si sanno governare, che elle conservano la grazia loro, la pace nelle case e lo onor tra le genti. Non è maravigliosa l’astuzia di madonna Isabella salvando il cavaliere e Lionetto? Non è miracoloso il savio procedimento della moglie d’Arriguccio? Che ti par di quella di Tofano? E di madonna Beatrice d’Egano? E della moglie di Gianni?

Silio. A me pare che non sia comparazione dalle donzelle alle maritate.

Panfilo. Perché queste sono instrutte da una esperienza, che le governa in questo effetto sicuramente e sanza lor danno. Lascio di ragionare di che qualitá sian i baci, i risi, le parole, gli scherzi, le carezze e gli abbracciamenti di quelle che hanno provato che seme e che frutto sparga e produca quel desiderio che è da noi chiamato «amore».

Silio. Adunque, secondo il dir vostro, tutte le maritate hanno provato amore.