Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/194

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filosofiche, riputate men degne e men perfette degli uomini), non ho, come ben sapete, né dottrina di cose né ornamenti di parole.

Varchi. Io non credo, signora Tullia gentilissima, che voi mi abbiate per tanto Cimone e per cosí rozo e poco sperto nelle cose del mondo e della natura, ch’io non conosca, non dico in tutto, ma in qualche parte quanto poterò, possono e potranno sempre le donne verso gli uomini, si con le virtú degli animi e si massimamente con le bellezze de’ corpi loro: dico, quando non avessi bene né veduto mai né udito altra donna che voi. Ma di questo averemo tempo da ragionare altra volta. Ora vi dirò solamente che troppo fate gran torto, non voglio dire alla affezzione, che io vi porto grandissima, ed al giudizio mio (il quale, se bene in tutte le altre cose è assai meno che mediocre, in questa parte, di conoscer le virtú vostre e non meno amarle che nutrirle, è singolarissimo), ma bene alla gentilezza e bontá vostra natia, posciaché vi può cader nell’animo che io, trovandomi con voi e mirandovi e udendovi, possa altro che incredibile piacere, ineffabile dolcezza ed incomparabile contentezza sentire. Dunque sarò io si ignorante, si vile, si ingrato che non conoscerò, non gusterò, non loderò quella bellezza, quella virtú, quella cortesia, la quale ama, ammira ed onora chiunque la ha mai o veduta per se medesimo o udita raccontar da altrui? Io non mi voglio aguagliare in cosa niuna al vostro e mio dottissimo, leggiadrissimo e cortesissimo messer Sprone, né al raro ed eccellente valor del nostro signor Muzio; anzi voglio lor ceder, come è di loro merito e di mio debito, in tutto, salvo che in conoscere il pregio vostro, se bene non so né posso lodarlo come hanno fatto essi: de’ quali l’uno in prosa, e l’altro cosí in diverse maniere di rime, come ancora in prosa, hanno scritto cose tante e tali di voi,

che dureran quanto ’l moto lontano.

Anzi in questo credo di avanzargli quanto eglino trapassano me di spirito e di eloquenza. E cosí, se mi fosse lecito dolermi punto di chi mi debbo infinitamente lodare, mi basterebbe l’animo di demostrarvi quanto ingiustamente sono stato oggi offeso da voi.