Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/203

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Tullia. Panni di aver inteso, ma non rimango giá sodisfatta; anzi, dove prima mi pareva essere risolutissima, per gli essempi dati di Dio e di uno che avesse padre e figliuoli in un tempo medesimo, ora, per questa ultima conchiusione, sono rimasta dubbiosissima tanto che mi par bene avervi inteso, ma in vero non ho. Si che datemi qualche altro essempio, se volete che io ne resti capace, e vaglia a perdonare se troppo vi fossi importuna ed increscevole.

Varchi. Come «importuna»? Non incresca pur a voi il domandarmi, che a me non increscerá il rispondervi. Duoimi solo che non vi posso espedir cosí tosto, come farebbe per aventura uno di que’ maestri di scuola, a cui volevate dianzi che io ne domandassi. Ma ditemi: che tenete voi che sia piú perfetta: o la forma sola senza la materia, o la forma insieme con la materia?

Tullia. Non intendo a mio modo.

Varchi. Quello che voi giudicate piú degno: o l’anima da per sé senza il corpo, o l’anima col corpo insieme?

Tullia. Ora intendo io. Ma questo mi pare uno di que’ dubi senza dubitazione alcuna.

Varchi. Or dubito io che voi non mi intendiate.

Tullia. Perché?

Varchi. Rispondete e dirollovi.

Tullia. Chi non sa che tutto il composto, cioè l’anima e il corpo insieme, è piú nobile e piú perfetto che l’anima sola?

Varchi. Voi non lo sapete per una.

Tullia. Perché?

Varchi. Perché piú perfetta e piú nobile è l’anima sola.

Tullia. Questo non mi par possibile, non che verisimile; e voi medesimo mi confesserete che almeno andranno di pari, e tanto varrá l’anima col corpo insieme quanto da sé, essendo la medesima anima. Perché, se il corpo non le arreca cosa niuna, non doverá né anche tòrle niente.

Varchi. Cotesto non farò io giá. Percioché, se bene l’anima è quella medesima, tuttavia è piú degna da sé e piú nobile senza il corpo che con esso insieme; non altramente che una