Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/222

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Varchi. In che modo?

Tullia. Che Amore è infinito non in atto, ma in potenza, e che non si può amar con termine: cioè che i disidèri degli amanti sono infiniti e mai non si acquetano a cosa niuna; perché, dopo questo, vogliono qualche altra cosa, e, dopo quella altra, una altra, e cosí di mano in mano successivamente; e mai non si contentano, come testimonia il Boccaccio di se medesimo nel principio delle sue Cento novelle. E quinci è che gli amanti or piangono, or ridono; anzi (il che è non solo piú meraviglioso, ma del tutto impossibile agli altri uomini) piangono e ridono in un medesimo tempo, hanno speranza e timore, sentono gran caldo e gran freddo, vogliono e disvogliono parimente, abbracciando sempre ogni cosa e non istringendo mai nulla, veggono senza occhi, non hanno orecchie ed odono, gridano senza lingua, volano senza moversi, vivono morendo, e finalmente dicono e fanno tutte quelle cose che di loro scrivono tutti i poeti, e massimamente il Petrarca, al quale niuno si può comparare, né si dee, negli affetti amorosi.

Varchi. Bene è vero. Ma chi non gli ha provati o pruova, come ho fatto e fo io e farò oggimai sempre, se ben me stesso e mia vaghezza intendo,

non solo non può credergli, ma se ne ride. Ed ho io conosciuti di quegli a cui sono intervenuti, che poscia gli hanno ripresi in altrui; e, credendo di non mai piú potersi, non che doversi innamorare, sono ricaduti assai peggio e dato le pene della superbia, anzi ingratitudine loro. Amore è dio, e grande dio è Amore: e chi ha piú o saputo o potuto, piú gli è stato fedele ed obediente; ed io bene il so e ne posso fare non meno ampia che vera testimonianza. E cosí non fosse stato come fu! anzi cosí non fosse come è ! ché io non viverei infelice, non mi chiamerei misero, non morrei mille volte ogni ora, come fo e farò piú mai sempre, di mano in mano, posciaché Amore non ha termine né fine niuno, e, pascendosi dell’altrui mente, mai stanco né satollo non se ne vede. Ma,

Dolor, perché mi meni, fuor di camino a dir quel ch’io non voglio?