Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/232

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Varchi. Io non vi negherò piú cosa niuna, ché ad ogni modo ve le concedo poi tutte. La prima cosa: io non intendo per qual cagione voi biasimate e chiamate «disonesto» quello amore, il quale è comune a tutte le cose animate, parlo di queste inferiori, anzi è in modo loro proprio, che sono fatte piú per quello che per altro: come si vede nelle erbe e nelle piante, che hanno l’anima vegetativa; e in tutti gli animali brutti, che hanno la sensitiva, oltra la vegetativa; e negli uomini ancora, i quali, oltra la vegetativa e sensitiva, hanno di piú la razionale overo intellettiva. Perché Aristotele dice che un uomo, il quale non può piú generare, non è piú uomo, non potendo far quello a che fare fu produto dalla natura. Poi, non so quello che voi vi direste di coloro, i quali amano i gioveni, il cui fine si vede essere manifestamente che non può essere disiderio di generar cosa simigliarne a sé. Oltra questo: non par vero che tutti quelli che amano di amor volgare e lascivo, conseguito che hanno il disiderio loro, lascino lo amore; anzi si trovano molti che s’accendono piú. E questi tre dubbi voglio che per ora mi bastino circa questa prima spezie di amore.

Tui.lia. Non sono miga leggieri questi dubbi e di poca importanza, come gli facevate voi. Eh! so che andate ricercando ogni cosa minutamente, ma io vi risponderò come saprò. Al primo dico che io so bene che di quelle cose che ci vengono dalla natura non possiamo essere biasmati né lodati : e perciò né nelle piante né negli animali non si può biasmar cotale amore, né in loro si chiama lascivo o disonesto, né negli uomini ancora; anzi si può e si dee lodare. E tanto piú negli uomini, quanto essi producono cose piú perfette e piú degne che le piante e gli animali non fanno: purché tale appetito non sia sfrenato e troppo strabocchevole, come si vede accader le piú volte negli uomini, i quali hanno libero arbitrio; dove nelle piante e negli animali non aviene, non perché siano animali, come rispose giá quella imperatrice, ma perché sono guidati da uno intelletto che non erra. Ora, come ninno merita biasimo, il quale mangi o bea, anzi lode, perché, mediante questi, ristora il caldo naturale e l’umido radicale, per li quali due si