Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/247

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tutte le cose fanno tutto quello, che elle fanno per conservazione e mantenimento di se medesime.

Benucci. Quanto al primo dubbio, non mi curo d’intendere piú oltra. Quanto al secondo, che dite voi?

Varchi. Io vi confesserò la veritá, lo non lo intendo bene; e, oltra questo, veggo che bisognarebbe entrare nel fato e nella predestinazione, le quali sono cose non meno lunghe e diffícili che pericolose. E pertanto io giudicherei che fosse ben fatto che noi rimettessimo questa questione in tempo che ci si ritrovasse il non meno graziosissimo che eccellentissimo signor Porzio, al quale, per la profonditá e varietá delle scienze che sono in lui, in questo ed in altri dubbi sará agevole di potervi securamente sodisfare. E, se oggi stato ci fosse, come alle volte è usato di venirci, a me averebbe tolta la fatica del dire, e, senza fatica di sé, di tutte le vostre dubitazioni vi averebbe data certa resoluzione. Oltra che, ornai sará tempo da pigliar licenza dalla signora, per non tenerla piú occupata del dovere, ed ancora perché a me non pare di rimaner chiaro di non aver guasti i ragionamenti vostri, che non mi parevano esser si gravi e si fastidiosi, a quello che vi vedea tutti lieti e ridenti.

Benucci. La cosa sta a punto come io vi ho detto. Bene è vero che eravamo entrati in un discorso con la signora, volendole mostrar quello che ella sa molto meglio di niuno altro. E questo è che ella si può chiamar felicissima fra tutte le altre, percioché pochissimi sono stati quelli o sono, i quali siano stati a’ giorni nostri o siano, eccellenti o in arme o in lettere o in qualsivoglia altra pregiata professione, che non la abbiano amata ed onorata. E le raccontava tanti gentiluomini, tanti letterati di tutte le maniere, tanti signori, tanti prencipi e tanti cardinali, che alle case di lei in ogni tempo, come ad una universale ed onorata academia, sono concorsi e concorrono, e che la hanno onorata e celebrata ed onorano e celebrano tuttavia; e questo per le radissime, anzi singulari doti del nobilissimo e cortesissimo animo suo. E giá ne le avea nominati infiniti, e ne nominava ancora, suo quasi malgrado, ché mi dava in sulla voce e cercava d’interrompermi. Ed a