Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/251

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APPENDICE

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Alla molto eccellente

signora Tullia d’Aragona il Muzio iustinopolitano.

Valorosa donna, si come due sono quelle parti donde è composta la umana creatura, delle quali l’una è terrestre e mortale e l’altra celeste ed eterna, cosí ancora, come voi ottimamente sapete, due sono le maniere delle bellezze; e queste, seguitando la natura delle parti loro, sono l’una frale e caduca e l’altra vivace ed immortale. Or questi due splendori de’ corpi e degli animi nostri, per lo mezzo de’ sensi agli altrui animi appresentandosi, accendono ne’ sentimenti e negli animi quel disiderio, il quale è chiamato «amore»; e di questo due ne sono ancora le maniere, non altramente che si siano quelle della beltá, ché, quale della corporal vaghezza invaghito e quale dello interno lume illuminato, ciascuno è tirato a quello oggetto che piú a lui si mostra disiderabile. E, si come detto abbiamo che le bellezze seguitano la natura di quelle parti delle quali elle sono ornamento, conseguente è ancora che tali siano gli effetti dell’uno e dell’altro amore: perché, venendo a meno col tempo il fior della spoglia nostra terrena, sará medesimamente da dire che il disiderio di quello abbia a mancare; e da altra parte, crescendo ogni di la luce de’ nostri animi, sará ragionevole che chi di quella una volta si sentirá acceso, di giorno in giorno maggiormente se ne infiammi. Queste cose non intendendosi per aventura da ogniuno, non ci sono mancati di coloro, i quali meravigliati si sono che in questa etá, nella quale par loro che altri agli amorosi disidèri debbia giá aver posto fine, io mostri di amarvi non meno che fatto mi abbia giá piú anni adietro; e