Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/258

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Coppina. Nel tempo che tu non eri al mondo. Quando io era giovane e potea stare al paragone delle piú belle. Quando io era innamorata.

Maddalena. La Veronica e l’Andrea si a tutto il di bisbigliano di amore, di innamorati, e si nascondono da me, né mi vogliono dire ciò che si favellino. Ditemi voi, di grazia, che cosa è questo essere innamorato?

Coppina. Hai di miglior maestro bisogno.

Maddalena. Ottimo maestro séte voi, se dirlomi volete.

Coppina. Miglior maestro, dico, te lo insegnerá, non passerá molto.

Maddalena. Non credo che sia a mostrarmi questo di voi il miglior maestro; ma, se di miglior se ne truova, chi sará costui?

Coppina. Il tempo, figlia.

Maddalena. Anzi miglior maestro séte voi.

Coppina. Tu non la intendi.

Maddalena. Dico da bel senno. Deh, se mi amate, ditemi che cosa è l’essere innamorato?

Coppina. Amare ed essere innamorato è una cosa medesima. Ora credi ch’io t’amo?

Maddalena. Se cosí è, il tardar della signora vi devrebbe esser di quel piacer che, nel tempo che diceste, vi sarebbe stato, essendo ora cosí innamorata come allora eravate.

Coppina. Differenti sono questi amori. Allora io amava un uomo sopra ogni cosa: ora io amo te piú temperatamente, si come io amo la signora e piú altre persone.

Maddalena. Son forse d’amore presa anch’io, senza saperlo?

Coppina. E come?

Maddalena. Io amo il signor padre, il quale è uomo, sopra tutti gli altri.

Coppina. Questo tuo amore è naturale: cosí facciamo tutti. L’amore, del qual ti parlo io, è un’altra cosa, la quale né io ti saprei ben bene dichiarare, né tu, quando io sapessi per aventura, m’intenderesti.

Maddalena. Scuse, vi dico. Deh, cara mamma, insegnatemi oggimai a innamorare, per quanto bene mi volete !