Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/268

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Maddalena. Egli vi potrebbe bene star tanto ch’io sarei sforzata a partirmi.

Coppina. Egli non partirá mai cosí tardi, che a te troppo per tempo non paia: e son certa che maledirai mille volte la signora, se da quella ti fará levare.

Maddalena. Ho io a fare niuna di queste cose per via, o in chiesa, o in alcuno altro loco che alla fenestra?

Coppina. lo non faccio differenza da un loco a un altro, mentre egli vi sia presente: bene faccio distinzione negli atti, percioché dalla fenestra tua tu puoi farne alcuni, tirandoti indietro a un bisogno né ti lasciando vedere che da lui solo, che per le strade e per le chiese non ti converrieno. Però in questo tu hai ad avere avertenza, per non dare che dire alle genti e per non ne fare aveder la signora, della qual cosa io voglio che tu ti guardi.

Maddalena. Ècci altro circa il guardare, ché in questo mi saprò ben io governare?

Coppina. Tante altre cose, che, se tutte le dicessi, non ne verrei a capo in tre di.

Maddalena. Ditene almeno alcuna.

Coppina. Che tu confermi gli atti dell’amante coi medesimi atti tuoi.

Maddalena. Io non v’intendo.

Coppina. Quando l’amante ride, tu ridi; se piange, tu mesta ti dimostra; s’egli ragiona, come se uno Aristotele favellasse, interamente le sue parole ascolta, e quelle, come se meglio non si potesse dire, con atti o con parole admirando conferma. Mordendosi egli un dito del guanto, fazzoletto o cosa simile, tu, col mordere uno guanto, un dito o altro tale, i suoi gesti seconda; e, sputando egli o spurgandosi, o con gli occhi e col capo accennandoti, tu il medesimo farai.

Maddalena. Debbomegli io mostrare tutta dalla fenestra, o pur, non ne aprendo se non la metá, lasciargli vedere meno ch’io posso del mio volto?

Coppina. Perché cosí?

Maddalena. Per parergli piú bella.