Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/278

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O chiaro lume, al cui vivo splendore mille faci d’onorati desiri s’accendono nel mio cuore, non vi prema che io nella maggior asprezza di questo tempo non mi sia posto a venir qui, dove la vostra unica bellezza, il cielo illustrando, empie di nuove e strane maraviglie il mondo. Né grave né faticoso, come voi stimate, ma cosí piano e lieve ho avuto questo viaggio, benché a mezzo del verno siamo, quale a piú bella stagione mi sarebbe stato. E non è miracolo questo, percioché, portando io nel petto quel foco ardente, il quale le nevi e ’l ghiaccio col suo smisurato ardore scalda ed accende, e venendo per ubbedir voi, dai cui folgoranti lumi ogni freddo s’allontana, ai cui soavi accenti, quasi a’ fiati di Zefiro, il cielo di importuna nebbia ed i piú fieri venti delle lor forze restano privi, ed alle cui divine qualitá ogni cosa fiorisce e si rinverde, non poteva ritrovare cosí tristo e malvagio intoppo, che facile e soave non mi avesse a parere. Non ve ne caglia adunque, o mio splendido sole; e, quando pur di non aver compassione degli affanni miei, come scrivete, non pensate restarvi, sostenete la voce in dolervene almeno, fin a quel tanto che da voi me ne venga il guiderdone, di cui la cortesia vostra mi si fa debitrice. Sostenetela, fin che io, con questi orecchi e con gli altri sensi unitamente, potrò gioir dell’una e dell’altro. Che se col pensar in voi sola, in tempo cosí contrario, ho provato vaga e dilettosa primavera, posso e debbo sperare nel colmo di cotante grazie aver a gustarne tutte quelle dolcezze, che nei piú felici, in questa nostra vita, si possono promettere.

Quel che, mentre gli séte umile e pia, tra ghiaccio e neve ognor viver contento, e lieto tra le fiamme arder potria.

Quel ch’ardendo per voi, donna gentile, nella fredda stagion piovosa e ria prova un fiorito e dilettoso aprile».

Coppjna. Tu sai leggere politamente.

Maddalena. Non è vero?

Coppina. Che te ne pare?