Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/325

Da Wikisource.

pur troppo dobbiamo contentarci, non però, per averci in questo mondo mandati, men cari che gli angeli ha mostrato averci. Essendo che dominatori qua giú ci ha fatti, acciò meglio vegniamo a conoscer lui, ed a ciascuno di noi, mentre peregriniamo in questa spoglia, ha per custode dato un angelo, il quale, sotto altro nome, «genio» chiamiamo.

Lambertini. Gli angeli non sono che buoni, ma il genio può esser buono e cattivo. Onde, s’io non erro, ognuno di noi è alla custodia del buono ed al pericolo del cattivo. E quando parlando Cicerone di Bruto nel Sogno di Scipione , v’introduce il genio, il chiama: «il cattivo». Di che io vengo a far consequenzia che l’angelo dal genio differente sia.

Leonora. Dirovvi, e parlar vi vorrei come cristiana. Vero è che gli angeli celesti non possono essere che buoni. Ma che il genio che ci guida non sia l’istesso, non però mi si toglie; perché, si come i gentili, che della fede cognizione non avevano, l’uno il «buono» e l’altro il «cattivo genio» dimandavano, cosí noi l’istesso abbiamo, perché genio buono è l’angelo celeste e genio pessimo è l’angelo infernale della setta di Lucifero. Che anco i demòni «angeli» si chiamano.

Lambertini. Io non ne cerco piú oltre; e piacemi assai di aver inteso questo.

Arena. Io, che non voglio esser cosí sottile investigatore, tornando a questa divina ed angelica bellezza, vorrei sapere se gli angeli furono creature del fiato di Dio senza mezanitá alcuna di cosa mortale, o pure se con l’origine ebbero imperfezzione alcuna prima che fossero beatificati nel cospetto suo.

Leonora. Credo, e il vero credo sia, ancora che diverse siano state le openioni de’ piú saggi, la natura angelica senza concezzione esser nata per volontá e per compiacenza d’Iddio. E però, si come piú vicina a lui, piú d’ogni altra cosa partecipa della vera bellezza. E di qui è cosa chiara che, dopo Iddio a cui non si può dar termine o forma di bellezza, essend’egli incomprensibile, i cori angelici sono quelli da’ quali ogni sostanza di beltá corporale e d’animo, che occhio umano o mente può comprendere, mediante il fiato e la volontá divina, deriva. Non