Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/33

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i - il raverta 27


Domenichi. Io vi prego, signora Francesca, per grazia, che lasciate rispondermi a quello che ora m’è sovenuto.

Baffa. Come vi piace.

Domenichi. Non dite che l’amore, ad esser perfetto, deve tendere al buono, all’utile ed al dilettevole?

Raverta. Così dico.

Domenichi. Ma perché, se ogni cosa buona contiene in sé utile e diletto, non basta dire: che abbia d’aver riguardo solamente al buono? Chè, essendo buono, converrebbe essere utile e dilettevole.

Raverta. Io vi dirò la cagione. È vero che il buono è utile e dilettevole, ma il dilettevole e l’utile non è sempre buono. E però, perché talora tende all’uno, talora all’altro ed alcuna volta all’altro, per questa diversitá se gli danno questi tre termini, denotando le differenze per le quali diversamente s’ama. Ma a voi che mi dimandaste, se ben mi ricorda, perché feci comparazione dagli amanti agli amici, dico: perché l’amicizia è uno amore invecchiato, il quale sempre ha risguardo all’utile, al buono ed al dilettevole dell’uno e dell’altro, né si può divenir amici eccetto che per mezzo d’Amore, essendone quella specie di vero e di perfetto, tanto ch’Amore viene ad essere principio, mezzo e fine di tutte le buone opere; e da quello la cognizione ch’abbiamo delle cose celesti si comprende, tutto che sia incomprensibile. Imperoché per mezzo delle considerazioni intellettuali vi si mette amore.

Domenichi. È verissimo, ché ben troppo di buono apporta seco lo amore quando è perfetto. E piglio esperienza alle volte da quello che in tutto non ha risguardo né all’utile né al buono né al vero diletto, come spessissime volte è cagione d’infiniti beni. Perché, quantunque l’amore del Petrarca, come egli medesimo in piú luoghi confessa, non contenesse in sé quella utilitá né bontá né diletto che se gli conveniva, né egli alzasse l’anima intellettuale e spirituale a quella vera bellezza alla quale, per mezzo di quelle di madonna Laura, poteva, ma per lo piú avesse risguardo non solamente a quelle dell’animo suo ma anco alle corporee e caduche; se in altro conto non portò seco né utilitá