Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/39

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i - il raverta 33


Domenichi. Chi giudicate che a questa perfezzione sia superiore, l’amato o l’amante?

Baffa. L’amante, il quale di ragione è lo agente.

Raverta. Anzi no, ch’è il contrario, perché dall’amato si genera l’amore nell’animo dell’amante, il quale riceve lo amore dallo amato, di maniera che, essendo lo amante il recipiente, è inferiore all’amato. Né in altro si dice esser superiore, eccetto che nella servitú, percioché lo amante è agente di quella, e l’amato quello che la riceve. E però nell’amore l’amato è padre, e nella servitú lo amante.

Domenichi. Se cosí fosse, restarebbe che Iddio, quando ama noi che siamo sue fatture, per zelo di parteciparne della sua bellezza e della sua sapienza, fosse in tale amore a noi inferiore.

Raverta. Vedete che nella diffinizzion d’amore abbiamo assignata altra differenza all’amor suo ed al nostro. E però differente è anco l’amor nostro verso le cose celesti da quello che avemo verso le inferiori; perché il nostro verso le cose inferiori può tendere a partecipare e ad esser fatti partecipi, sí come diventiamo amanti ed amati, mentre che lo amore è corrispondente, onde ora siamo agenti ed ora inferiori. Ma di quello d’iddio verso noi e del nostro verso quello vi è una altra differenza, perch’egli è sempre prima origine e causa dell’amore, ed il suo amore è sempre per farne partecipi, tanto ch’è sempre lo agente, sí come nel suo luogo piú a pieno forse vi dimostrerò.

Baffa. Viene egli mai a fine questo nostro amore?

Raverta. Giudico che no, perché sempre, s’è corrispondente, si vive amante ed amato. Ed essendo le voglie dell’uno e dell’altro conformi, s’invecchia e legasi con indissolubil nodo, di maniera che neanco per morte si discioglie. Percioché ancora di lá s’ama, ed è opinione che l’anime, uscite de’ corpi, sieno accompagnate da quei medesimi affetti e da quelle cure istesse ch’avere in essi rinchiuse soleano, ma ad un certo modo piú perfetto.

Baffa. Si può amar piú d’uno?

Raverta. Piú d’uno si può avere nel vincolo dell’amicizia, ma non però molti, imperoché quella è una voglia corrispondente