Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/41

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i - il raverta 35


venendo a morte, testò e lasciò che due suoi amici gli maritassero l’uno una sua unica figliuola e l’altro facesse le spese alla sua madre vecchia;...

Baffa. Per mia fè, che gli lasciò una bella ereditá!

Raverta. ... e che, morendo l’uno inanzi l’altro prima che la figliuola gli fosse maritata, il sopravivente succedesse a mantenere la sua madre e maritar la figlia. ...

Baffa. Utile successione!

Raverta. ... Onde, cinque giorni poi, Carisseno, uno degli eredi, anch’egli se ne morí, senza avere agio di potere esseguire il testamento dell’amico. Ma Areteo, il terzo di loro, mentre visse la madre di Eudamide le fece le spese, e maritò la figliuola; e delle cinque parti della sua facultá due le ne diede, ed altre due ne diede ad una sua figliuola, egualmente trattandole, e la quinta parte per sostentarsi ritenne.

Baffa. Anco al tempo nostro si troverebbero amici tali!

Raverta. E quale piú vera amicizia fu quella d’Achille, il quale sprezzò la vita per vendicar la morte di Patroclo, ucciso da Ettore, come che Teti gli predicesse il suo fine?

Baffa. Sapete che voglio dire? Voi adducete di molti essempi e sète troppo parco in dichiarargli.

Raverta. S’io volessi raccontarvi tutti i successi dell’istorie, non bisognerebbe spendere il ragionamento nostro d’oggi in altro. E poi tanti altri n’hanno scritto cosí a pieno che, desiderando udirgli meglio e piú comodamente, si ponno leggere. Ma, accioché non paia ch’io mi sia levato di strada senza sapervi ritornare, vi dico che in amore non si può amare piú d’uno, percioché non si ha piú che una anima ed una mente, la quale non si estende ad altro che ad un solo oggetto, e, fermandosi in quello, discorre di grado in grado alle perfette contemplazioni. Perché, sí come vi ho detto, gli occhi non si ponno affissare che ad un solo principio, come sarebbe a figurare un sol corpo, il quale vi si rappresenta bello in quanto alla sua forma, che in sè non contiene altro che grazia della sua propria sostanziale, o sia accidentale o artificiale. E questa prima imagine che s’offerisce non si comprende con altro che con