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216 ii - angoscia doglia e pena


II

1.

Dedica dell’Angoscia.

Allo illustrissimo signor

AGOSTINO LANDO CONTE DI CAMPIANO

Michelangelo Biondo

prosperità e vita longa

Illustrissimo signore, ancora che siano pochi giorni che la sua virtú ed umanissimi costumi m’hanno fatto diventare suo, non tanto vero amico, ma ancora fidel servitore, nondimeno, come invechiato in amicizia e servitú sua, ho preso ardire de mostrare alla sua grandezza quel tanto che in me si trova di benevolenza e servitú. Né perciò faccio questo in modo che si convien alla Sua Altezza, degna di maggiore ornamento; ma, per mostrar l’amore e la mia affezzione alla sua bontá, faccio quanto posso; nè fa poco chi fa quanto può. Pertanto, vedendo io Vostra Signoria esser remossa, per signoril recreazione, dalla cara consorte, donna nobilissima, cioè, intendo, degna di vostra virtú, diliberai di fare intendere al suo divino intelletto le mie vigilie di questo inverno, fatte circa il fatto della donna, accioché Vostra Signoria, tornando alla sua cara consorte, conosca alquanto meglio quelle proprietá che si trovano talvolta in ciascuna donna, perché la mia è ornata di maggior dote che non fu dotata la moglie di Socrate. Perciò questa contemplazione non averá di lingua mordente di Aretino, nè di alta rima di Molza, nè ancora di nova poesia di Claudio, ma averá il dire cottidiano, come io soglio talvolta ragionar, godendo quella. Sí che, per ligame di perpetua mia servitú, la presente nostra Angoscia alla sua buona grazia destino.


2.

Commiato dell’Angoscia.

BIONDO

{{ct|f=100%|v=1.5|L=0px|a’ gioveni e vecchi inamorati Vi scrissi ciò per memoria, non per documento, da quella casuppola, dove solitario contemplo la mia fortuna, remigando con tutte le forze al desiato fine.