Pagina:Trattati del Cinquecento sulla donna, 1913 – BEIC 1949816.djvu/261

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libro secondo 255


piacere a’ riguardanti, se a’ riguardanti sia concessa tal grazia, il che non mi piace, poiché natura il viene, e sia quanto vuol bello, a nascondere. Gli porremo adunque che l’abbia a coprire o pure ad ombrare un velo di sottilissimi fili tessuto, e d’ogn’intorno d’oro e di seta fregiato, perché altrimenti simile e convenevole a lui non mi parrebbe. Vo’ che stampi proprio, con la vaghezza sua e sua somma beltá, un giardinetto, quale agli occhi nostri, ove la dolce, candida e vermiglia primavera a noi ritorna, e si sente per le campagne l’usignolo dell’antico infortunio lamentarsi, è dato talora di potere remirare, e, cosí rimirando, godere, intanto che i nostri spiriti grandissima recreazione ne prendono. Questo non dispiacque di dire all’Ariosto in lode di quello della bella Angelica, ch’egli si assomigliava pure ad un giardino vago e fiorito, ove ciò che vi è dentro noi veggiamo partorire in noi non so che, che ci tira ed alletta a vagheggiare solamente lui, e solamente lui avere in bocca, e di lui solamente parlare. Vo’ che si giudichi e creda da ognuno ivi la grazia essere nata, ivi cresciuta ed allevata, e ivi felicissimamente starsi e godersi. All’altre parti deretane è tempo da ritirarsi, le quali nè ampie nè picciole n’han da piacere, ma partecipanti tanto dell’uno, quanto dell’altro. Chè in vero egualmente reca ad una donna disgrazia e le disdice, quando ella si mostra o troppo gonfia e naticuta, o troppo scema e quasi senza natiche. Orazio può aver l’uno e l’altro, nella seconda satira, accennato in una parola; ma oggi il volgo solo il vuole ben naticuto: e quinci è, come dice il Boccaccio nel suo Laberinto d’amore, che quella vedova, di cui abbiamo di sopra fatta menzione, delle due cose che studiava di fare che in lei pienamente fussero vedute, questa era l’una che voleva che si vedesse in sè, cioè le natiche ben sospinte in fuori, cosí giudicando non poca parte di bellezza ad una donna aggiungersi. Ma stia ella ed il volgo nel suo parere, ch’io starò nel mio volentieri. Alle colonne d’alabastro, su le quali tutto quello di che ho parlato, quasi un bellissimo edificio, si siede e stassi, io dico le belle cosce, ora è da volgere il parlar mio. Delle quali che devrò dir io alla presenza delle Signorie Vostre? Veramente e’ mi pare meglio (come