Pagina:Tre croci.djvu/121

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a pregarlo che lo lasciasse fare. Quando si fu stirato, tanto che gli parve di essere molto più alto di quel che era, disse:

— Vendiamo la libreria al primo che capita, e noi faremo un altro mestiere! Io vado a Milano, a Torino, a Roma; e trovo il compratore. Lo porto qua con me; e il rimedio è preso!

E picchiò forte le mani insieme; poi, fece una giravolta; che lasciò i segni del tacco sul pavimento.

— Oh, ma non bisogna perdere tempo!

Giulio scosse la testa; con le mani nelle tasche dei calzoni e gli occhi fissi su gli sgorbi della cartasuga. I suoi occhi doventavano luminosi e trasparenti; e avevano una tristezza, che avrebbe fatto pietà a chiunque.

Dopo un poco, Niccolò trasse fuori un’altra proposta; anche più seriamente:

— Facciamoci firmare una cambiale dal signor Riccardo Valentini.

— La firmerà la prima volta, ma la seconda no. E, poi, se non ci fossero quelle false e quelle vere del Nicchioli!