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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

Or se apparirà ch’ei si sperava tempi meno pericolosi, il fatto fondamentale della narrazione retorica del Boccaccio : — clie le prime pubbliche copie della Commedia furono postume e compilate da’ figliuoli su gli originali del padre ’: — sembrerà verità alla quale i versi fin qui recitati non s’uniformano, ma non le contrastano.

XXXV. Pare che le contrasti assai più di proposito, anzi de- sidera considerazioni lunghissime, un altro passo solenne poco innanzi al termine dell’ultima Cantica, tanto più quando il ca- rattere recondito dell’opera pende da esso : e conosciuto nelle sue vere significazioni co’ versi che lo circondano, le intenzioni e l’anima del Poeta usciranno forse più luminose. —

Se MA.I CONTINGA CHE IL POEMA SACRO,

Al quale ha POSTO mano e cielo e terra, Si che mi ha fatto per più anni magro.

Vinca la crudeltà che fuor mi serra Del bello ovile, ov’ io dormii agnello Nimico a’ lupi che gli danno guerra;

Con altra voce omai, con altro vello, Ritornerò poeta, e in sul fonte Del mio battesmo prenderò il cappello.

Ed è poesia bellissima a qual più vorrai de’ lettori , e non vedo ch’abbia provocato gl’interpreti a troppe gare. Pur non- dimeno lascia perplessa la mente di chi più attende a osser- varla. Diresti alla prima che Dante non avesse da guardare a rispetti : ch’ei lasciava correre a viso aperto la sua Commedia; e che la celebrità crescente del loro concittadino , e non altro indurrebbe i Fiorentini a restituirgli la patria e coronarlo poeta. Innanzi alle chiose recenti , addurrò le antichissime d’ autore senza altro nome che del « Famigliare di Dante , » e avrò a dirne altrove. — Se mai addiviene che questa Commedia , alla quale ha ajutato Teologia, che tratta delie cose divine ; e per grazia d’essa Virgilio, ch’è ragione umana, sì che m’ha la com- posizione d’essa, per lo studio, vigilie e fatiche, fatto più macro, vinca la crudeltà de’ cittadini reggenti la città di Firenze, che mi tiene in esilio fuori di quel bello ovile, nel quale io dormii agnello, cioè Firenze, peccato di tirannia; (e qui si scusa, ch’egli non fu consenziente all’opere de’ rei) nemico alli lupi rapaci, li quali sempre lo molestano e turbano nella sua pace ; con altra fama, e con altro vello , cioè cappello d’ altro colore, ri- tornerò poeta, e in S. Giovanni , ove fui battezzato , prenderò convento di scienzia poetica. Quivi s’onorano quando volgono gli scienziati da Bologna. Ovvero, ha posto mano e Cielo e Terra, cioè la grazia di Dio, e lo ingegno umano ; e nel quale ho trat-


4 Qui dietro, sez, XXVI,


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