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200 DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTB.

» glie di fuorusciti, mentovate dietro 1’ autorità degli antichi » storici Friulani *. »

LXI. Questi storici antichi s’ è già mostrato com’ erano po- steriori di forse sessant’anni a’ più tardi de’ Fiorentini che sino a tutto il secolo xv narrarono i casi di Dante *. Dall’altra parte non vedo che i Friulani, né altri abbiano mai tra gli ospiti suoi nominato un Gherardo, Signore di Treviso. Se non che il dot- tissimo illustratore del codice , quantunque ci’ altre molte testi- monianze avesse potuto fortificarsi, di niuna ’però piil di quella che Dante medesimo ci joresenta, fa verun caso; ed è: - che noi nel canto decimosesto del Purgatorio leggiamo, che vi erano an- cora tre uomini al mondo degni di amore; cioè Corrado da Pa- lazzo, il buon Gherardo e Guido da Castello; però dobbiamo con- cedere che se Dante fosse stato allora in grazia del Signor della Scala non V avrebbe escluso dal novero di quegli ottimi. E che poi foss’egli presso a Gherardo, lo dimostra V epiteto datogli di BUONO, e più ancora quant’egh disse di lui nel Convito: - « Po- » gnamo, die’ egli, che Gherardo da Camino f§sse stato nipote » del più vile villano, che mai bevesse del Sile, o del Cagnano; » e la oblivione ancora non fosse del suo avolo venuta; chi » sarà oso di dire,* che Gherardo da Camino, fosse vile uomo? » e chi non parleià meco, dicendo, quello esseie stato nobile ? » certo nullo, quanto vuole, sia presuntuoso ; eh’ egli fu, e fia « sempre la sua memoria *. » Se l’epiteto di buono assegnato a Gherardo, e le lodi dategli nel Convito sono prove che Dante fu presso di lui, tutti gli altri lodati egualmente e nel Poema e nel Convito, domanderanno lo stesso merito. Pare che il di- segno, qualunque si fosse, dell’ illustratore erudito del codice , gli impedisse di ricordarsi che richiamandoci a’ versi :

Ben v’en tre vecchi ancora, in cui rampogna L’antica e’à la nuova, e par lor lardo Che Dio a miglior vita li ripogna;

Currado da palazzo, e *1 buon Gherardo, E Guido da Castel ; * —

ei ci richiamava alla settimana santa dell’anno 1300; ed è l’epoca alla quale appartiene la narrazione di quanto il Poeta vide ed ascoltò ne’ regni de’ morti. Allora udì che Gherardo con gli altri due Vecchi dolevasi di essere condannato a viveie troppo per vedere l’Italia degenerata; e tardavagh di^ morire. Ma Cane della Scala non aveva più che nov’anni d’età. Adun- que il Poeta non poteva noverarlo fra gli ottimi, senza dare negli anacronismi, che ei trovò sempre le vie di scansare. Btn egli a fine di toccare eventi, uomini e tempi posteriori a’ giorni


1 Biblioteca Italiana, num. CI, maggio i824, pag. 174.

2 Vedi dietro, sez. XI.

3 Quirico Vivioni, Profazione citata al codice Barloliniano. — Vedi sez. XI.

4 PurgatoriOy \\t, lill25.


DISCORSO