Pagina:Ultime lettere di Jacopo Ortis.djvu/218

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2J6 DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

alla quale cou viene acquietarci, parrebbe: - che non è da spe- rare verità nella storia. - Pur credo che la colpa sia da im- putarsi piuttosto a’ lettori che agli scrittori. I fatti non pos- sono essere e non essere accaduti ad un tempo. Che Dante e Cane della Scala vivessero, e il Poeta avesse rifug-io in Verona, e lodasse il signore di quella città, sono fatti "de’ quali per quant’altri voglia mai dubitare sillogizzando più del buon Ar- duino, ne pure la onnipotenza di Dio potrebbe oggimai fare che non siano avvenuti, e non rimangano eterna proprietà del tempo passato. La loro certezza e l’esperienza perpetua delle cose del mondo danno più che non tolgono verosimiglianze alla poca ar- monia tra il mecenate e il Poeta, e probabilità al racconto del Petrarca, nato diciott’ anni innanzi che Dante morisse ; e fu, come Dante, in Verona; e come Dante vi lasciò un tiglio*. E se a queste circostanze s’ aggiungeranno, e le sue pioteste di non aver mai sentito l’invidia ; e ia generosità ed il candore iiaturali all’animo suo; e la sua nobile fama; e l’antichi.^sima autorità; certamente, dirai, che il Petrarca o ninno fra gli uo- mini, meriti il privilegio dalle leggi contro ad un unico testi- monio. Ma pur nota dall’altra parte, - che dove l’amor proprio alletti i mortali a parlare troppo di se, e del proprio cuore, gli accicca spesso a non vederne tutti i segreti; — che il Petrarca poteva credere candidamente eh’ ei non pativa d’invidia, sola- mente perchè fra tutti i viventi non v’era chi non s’arretrasse per cedergli il passo alla prima gloria; - eh’ ei non poteva sentirsi umilialo, fuorché dall’ombra di Dante; - che gli uomini costretti ad occultare le interne umiliazioni, si avvez- zano a dissimularle a se stessi ; - che il Petrarca non loda Dante se non confuso alla schiera de’poeti d’amore; ^ ed era già vecchio e diceva di non aver letto mai la Commedia ; e il Boccaccio, jerch’ei n’accettasse una copia, gliela pres^mtò con un’epistola composta d’ elogi e perorazioni a piegarlo in grazia degli infortuni, se non de’ meriti, dell’ autore; ’ - che il Petrarca, tutto che non nomini Dante, risponde quasi verso per verso alla epistola, e tocca domestici casi, nomi, date, e avvenimenti civili documentati da tutti gli storici; onde (anche senza ri- correre alla uniformità dello stile) ’’ninno oggimai, da pochis- simi in fuori, persiste ad opporre che la lettera potrebbe esserej


1 De Slide, Mémoires, voi. II, pag. 363 : III, 570, scgg.

2 Ma ben ti prego, che in la terza spera, Guitton saluti, e Mcsser Gino e Dante, Frunceschin nostro e tutta quella schiera.

Parte 11, son. 19.

Ecco Dante e Beatrice: ecco Selvaggia, Ecco Gin da Pisljja: Guitton d’Arezzo....; Ecco i due Guidi che già furo in prezzo.

Trionfo d’Amore, IV, v. 30, segg.

3 Vedi dietro, sez. LXIV.


DISCORSO