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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 219

sue iodi ’. Ma non era meno ricordevole a pagare de’ beneficj ; e la sua gratitudine alla liberalità di chi lo ricettò in quella casa si mostra calda, schietta e virile *. Or nella narrazione del Petrarca, le lodi alla magnificenza e alla umanità del be- nefattore sembrano approssimate alla rusticità del beneficato , quasi per artificio retorico si che risalti l’ingratitudine, e la lingua maligna di Dante. Non però credo che il Petrarca vi premeditasse intenzione. Gli espedienti delle passioni sono sug- geriti dalla natura, e lavorano inosservati anche all’ uomo che è indotto ad usarne. Però in quel racconto le circostanze, e la via di disporle, e lo stile sgorgarono dal secreto timore della fama di I3ante, che rammentava al Petrarca più spesso i di- fetti che le virtù dell’emulo suo; e gli impedi di considerare che se in quel libro, nel quale intendeva di presentare all’esem- pio de’ posteri i fatti e i detti memorabili degli uomini illu- stri, avesse registrato anche le virtù del suo grande predeces- sore, avrebbe rimosso da sé ogni taccia d’ invidia , e procac- ciato più fede alle sue parole.

LXXVIT. Parmi dunque che la regola meno inefficace a di- scernere il vero originale ne’ fatti narrati da’testimonj proba- bili sia - di non mai rigettarli assolutamente per falsi, ma di non mai presumere che la natura conceda ad uomo veruno di essere narratore imparziale ; e quindi esplorare le opinioni pre- dominanti e le tendenze .de’ narratori. - Il negare i fatti ad un tratto, non giova alla certezza storica, anzi la ^spianta dalle radici ; e a guardarli come ci sono mostrati dopo lunghissima età, ingannano l’occhio, simili agli alberi che per le foglie nate d’ innesti, più tardi sembrano di altra specie. I fatti storici , discevrati dalle nostre opinioni, si stanno impassibili. Non hanno importanza se non in quanto importa agli uomini di narrarli, o di saperli; né sapersi mai possono, né ridirsi, se non ravvolti nelle opinioni di chi li narra, e disposti in modo, ed espressi a parole che sappiano insinuare le stesse opinioni neir animo di chi legge. 11 primo narratore non è meno pre- giudicato de’ suoi copiatori; e se fu testimonio oculare, è quasi sempre più passionato degli altri; se non che le sue opinioni e passioni sono più schiette, ed è meno difficile ravvedersene. Ma quanto più lo stesso avvenimento è descritto da molti più tardi, e da narratori predominati d’opinioni contrarie, tanto noi lo vediamo più complicato, e diminuito e magnificato con arte, e sempre arrendevole all’ intenzione dello scrittore. Né per proponimento che 1’ uom^o faccia, né per cautele e perse- veranza ch’esso vi porga, né per fiducia che senta e sicura coscienza di dire la verità, potrà mai dividere il .fatto dalle sue proprie opinioni, che lo ravvolgono tanto più tenaci e in-


1 Vedrai qui ,’ii»prPsso.

2 Paradiso, XVII, 70-73.


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