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SUL TESTO DEL POEMA DI DAKTE. 249

e sotto pretesto di illustrare filosoficamente le sue Canzoni, afferra occasioni di sfoggiare le ricchezze della sua mente ch’e- rano immense, diverse "e meravigliose per quell’età; e non tocca dottrina che non la svisceri. Diresti, segnatamente ove incontra questioni politiche, ch’ei voglia far sentire a’ Fiorentini la per- dita del dottissimo e del meno ambizioso fra’ loro concittadini; e che dov’essi volessero racquistarlo a patti non indegni « del- » l’uomo domestico della filosofia, e amico della giustizia ’, » ei vi sarebbe tornato per vivervi da filosofo.

CI. L’invocazione sarà meno enigmatica, e il libro del Con- Vito più conosciuto, ove si possa mostrare, e di ciò farò prova, che fu intrapreso allorché, dopo la morte d’Arrigo VII, Dante senza altre speranze probabili travedeva e ritentava opportunità di tornare in Firenze. Certo, gliene fu data intenzione da tali che avevano a cuore ir suo ritorno, e ne sollecitavano la re- pubblica’*. Può e non può essere ch’egli affrettandosi a mandaj-e copia agli amici suoi d’una parte dell’Opera, v’innestasse le querele de’ suoi studj disagiatissimi e il perdono a chiunque ne era stato cagione; e anche a’ cittadini che avevano «fallato; » e de’ quali fu « piacere » che egli fosse gittato fuori del seno » della bellissima e famosissima figlia di Roma , Fiorenza, e » nel quale con buona pace di quella desiderava con tutto il » cuore di riposare l’animo stanco *. » Le novità inaspettate insorte allora in Italia da poi ch’egli attese a quella opera, e che m’occorse e m’occorrerà di toccare, l’avrebbero, temo, ten- tato a non concedere a’ Fiorentini di riposarsi ; e prometteva più forse che non voleva , o non avrebbe potuto attenere. E mentre il lamento consuona poco all’ usata magnanimità del suo stile, il modo d’ introdurlo discorda dal suo metodo Ari- stotelico, e qua e là pedantesco, di predisporre proposizioni ed esporle una per una con digressioni che, quantunque lunghis- sime, stanno appese ad anella non interrotte, sì che potrebbero ridursi a dimostrazioni pendenti una dall’ altra. Quel passo quant’è più raffrontato co’ suoi vicini, tanto ha più faccia d’in- tarsiatura. Ben è il solo osservato da tutti, perchè è diverso in tutto dagli altri ; e non cade in sospetto di tendere a se- condi fini, perchè va direttissimo al cuore.

CU. Un elegante scrittore fra’ molti inelegantissimi sacer- doti del dio Dante Alighieri, esclama con ispirata eloquenza: — << che il poeta fu tenuto vivo e confortato dalla speranza » di ritornare alla patria, siccome leggiamo in quel libro del » Convivio, ch’egli nei suoi ultimi anni cominciò, né potè finire


1 Absit a viro philosophine domestico temeraria terreni cordis humilitas ut, more cujsudam doli et aliorum infamium , quasi vUiclus ipse se potiatiir af- ferri. Absit a viro praedicante Jnstitiam , ut perpessus injuriaìn mferentibus, velut benemereritibus, pecuniam suam $olvat. — Lettera citata alla sez. XXXIX.

2 Lotterà citata.

3 Qui addietro, sez. XGVlll.


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