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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

anno avrebbe bastato a finirla; il che riordina i tempi nella nnrrazione de’ suoi coetanei; incerti se questo fosse il lavoro ultimo impeditogli dalla morte. Pur non ingombrano V altrui memoria di false nozioni intorno alla vita e alle opinioni di Dante ’. Queste industrie miisere nostre, sa il Cielo! e più che nojose, ma tuttavia necessarie a trovare lume di verità pur dove s’ adoprino intristite della pedanteria de’nostri vecchj, o pompeggino, com’ oggi è l’usanza, con troppa retorica, tor- nano vane ad un modo, e aggiungono fumo alla nebbia. Dante credeva - « che l’umana vita si parte per quattro etadi — Adolescenza - Giovenlute - Senettute ~ Senio. - A queste parti si fanno somigliantemente nell’anno in Primavera, Istate, Au- tunno, Inverno. - La Giovenlute nel quarantacinquesimp anno si compie ; e cosi si termina la Senettute nel settantesimo anno.

- Avviene che oltre la Senettute rimane alla nostra vita forse in quantità di dieci anni, o poco più o poco meno, e questo tempo si chiama Senio % » - oggi decrepitezza. Mori d’ anni cinquantasei, e forse pronunziava nel cuore il quaesivi resi- duum annorum raeorum della Scrittura; perch’ ei di certo ve- devasi ancora a mezzo l’autunno,

Quando il frutto risponde al flor d’aprile.

Questo ripartimento della vita umana fu indicato a Dante da tutti gii antichi; e il vecchio scoliaste d’Orazio, al verso della Poetica

— Multa feruni anni venientes commoda secum, —

nota che il poeta attenevasi alla opinione universale, « che le » facoltà ingenite della mente vanno crescendo , e si trovano » al sommo nell’anno quarantesimo sesto dell’ uomo ^ » A che dunque mentre egli nel progresso d’un’ opera incominciata appunto in quell’anno ne promette un’ altra a’ lettori, e spera vita piena di giorni, l’autore delVAmor patrio chiama gli uo- mini a lagrimare sulle prime carte della prima opera, quasi che « miserabile vecchio scrivessele curvo e canuto su 1’ orlo » della sua sepoltura ? » Vero è che all’ autore deìVAmor pa- trio sembrò che Sordello « fosse il degno amico di Dante *. »

- E se il Poeta fu stretto d’ amicizia con 1’ uomo che forse settanta anni innanzi giacevasi con la sorella d’ Ezzelino, certo


1 . Cominciò uno comonto sopra quattordeci delle sopradette Canzoni mo- » rali volgarmente, il quale per la sopravvenuta morte non perfetto si trova. . — Altresì fece un libretto che l’intitolò De Yulgari Eloquentia, ove jn omelie » fare quattro libri ; ma non se ne trova se non due, forse per 1 affrettata sua > fine. > Gio. Villani, lib. IX, 134.

2 Convito, pagg. 258-260.

3 Vttus Seal., apvd Bctxterum. . .. -, .

4 f Sordello , il grande amatore della patria ; Il degno amico di Dante. » Dell’Amor patrio, pag. 183.