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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 255

ei moriva più che decrepito. Ma sì fatti e cent/ altri in quel libro sono impeti di locuzione oratoria; e m’ insegnano che l’arte critica e la retorica, affratellandosi, cozzano a morte.

evi. Leonardo Aretino raccontando che Dante scrisse di non avere voluto per riverenza alla patria and ire col campo d’Ar- rigo VII sotto Firenze, nota, che l’aveva pur nondimeno ani- mato ad invaderla ’. Or lo storico presta egli fede alle giusti- licazioni dell’ esule? non narra egli che nel 1304 « Dante » era uno de’ consiglieri dell’impresa contro Firenze, e l’assal- » tarono con grandissima moltitudine non pure di Arezzo, ma » di Pistoja, e di Bologna? ^» In ciò è dimostrato che s’ in- gannava; ’^ — e ingannavasi credendo che, morto l’Imperatore, il poeta uscisse d’ogni speranza di rivedere Firenze;’’ - e in- gannavasi immaginando che dopo il suo rifugio a’ signori della Scala, non vi fosse più ritornato : e Cane infatti non è nomi- nato dall’Aretino ^. - E da che non tutte le lettere a noi co- nosciute di Dante portano data % lo storico fors’ anche ingan- navasi intorno al tempo preciso di alcune eh’ ei dice d’avere « veduto scritte di sua propria mano ^ » Ma è prudentissimo narratore; serba nome d’uomo veridico; era cancelliere della Eepubblica ; aveva adito in tutti gli archivj , ed esploravali , componendo la storia d’Italia, e segnatamente de’ Fiorentini ^, e se talvolta non pare imparziale , pende amorevole a Dante. E però credo eh’ ei vide le lettere nelle quali il Poeta pareva « ridotto tutto a umiltà, cercando con buone opere e con buoni » portamenti riacquistare la grazia di poter ritornare in Fi- » renze per ispontunea rivocazione di chi reggeva la terra; e » sopra questa parte s’affaticò assai, e scrisse più volte non » solamente ai particulari cittadini del Reggimento , ma an- » Cora al Popolo; e intra l’altre un’Fpistola assai lunga, che » incomincia; Popule mee, quid feci Uhi? Ed essendo tutta Ita- » lia sollevata in speranza di grandissime novità. Dante non >> potè tenere il proposito suo dell’aspettare grazia, ma leva- >> tosi coU’animo altiero, cominciò a dir male di quelli che


1 Nell’ediz. Cominian^ ch’io cito, perchè PopoPPtta dì Leonardo è stampala sopra un codice di Francesco Redi , con varianti riscontrate dal Volpi negli altri le>li, il periodo «’orre così: Pare il tenne tanto la riverenza (Iella Patria, che, venendo l’ Imperatore contro a Firenze , e ponendosi a campo presso alla pò, la, non vi volle essere , secondo lui scrive : contuttoché confortatore stato di sua venuta. — lag. 15.

2 Ivi, pag. 16.

3 Qui dietro, sez. LXXX.

4 Vedi Muant’è detto intorno a Cane della Scaia.

5 Aretino, Vita di Dante, pag. 15, seo;^.

6 l.’una citata sez. XXXIX; — la Dedicatoria a Cane della Scala, — e l’Epi- stola ad Arrigo di Lussemburgo.

7 Yita di Dante, pag. 16.

8 t Non gli era cosi nota (al Boccaccio) come a noi, per la Storia ciie ab- biamo scritta. » Vita di L>ante, pag. 10. — E se fosse ristampata , la è storia che darel)i:e più frutto che non trenta o cinquanta chiamati classici : fu tra- dotta ragionevolmente da un AcciajuoH a’ tempi di Lorenzo de’ Medici.


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