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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

lo; ’ —che non per tanto accenna più che non narra d’essere stato rapito al terzo cielo; "^ e il non averne parlato per lun-


tione GentiUum, da cui Dante per avventura tolse la dottrina, religiosamente confessi, lib. I, cap. 2: < Che Dio ebbe cura sempre dell’universali (à de’ mor- » tali ; e comechè riunisse un popolo eletto a sé, non però ritrasse da nazione » veruna i doni della sua bontà.» —E cip. 7: «Credo che l’ajuto della Grazia » non sia stato negato mai ad uomo veruno. » — E lib. II, cap. 1, dall’ argo- mento che lo Spirilo Santo e !a Grazia dì Dio sono eterni conclude: « Or chi » contenderà che gli uomini di (jualunque nazione ed età che piacquero a Dio

> non fossero guidati dal suo Spirilo e dalla sua Grazia, la quale, benché ne’ » tempi passati fosse più nascosta e più parca , non potea negarsi a genera-

> zione veruna, essendo ima per sua virtù, differente in quantità, irreincwibile » nel suo consiglio e mulUfaria nelle sue operazioni. » Jnstino Martire chiama Socrate « Cristiano, » ed anche Eraclito, perchè, « benché l’ignorassero, vis- » sero secondo la parola divina.»— Clemente Alessandrino, Apologia li, Strom.: « Questa sapienza o filosofia era necessaria e Gcntde qu;isi , e fu la » loro protettrice a guidarli a Cristo, e per essa gli aniichi Greci erano giusti- » flcati. » — Sant’Agrisiino. De Civitate Pei, lib. XVIIl, e. 47, scrive queste pa- role notabili: « Gli Ebrei ardiscono d’alTermare che niun popolo, d;d loro in » fuori, e niun uomo, se non Ebreo, apparteneva a Dio.» E nelle sue Confes- sioni, lib. i, e. 0, confi’ssa ch’ei lesse ne’ platonici tutto il principio dell’Evan- gelo di san Giovanni, benché con parole greche e frasi diverse. Questo io l’ho letto, die’ egli, in que’ libri. L’uomo giudo, inleso nel to-j Al>:a.iov per Cristo nella Epistola di san Giacomo, vers. 6, suona più propriamente il Giasto,\(\eA astratta, e la Giustizia: e quindi tutto quelli sentenza così tradotta è applica- bile al sistema teologico di D;inte su la salute eterna de’ Gentili innanzi il Cri- stianesimo. — Vedi Paolo, Epistola a Tito, li, 2; e Ad Romanos, 11, su’ Gentili ch’eseguivano la Iei?ge mos.iìca, fondutosi forse sopra Isaia, e. XLIX, v. 6, Cristo lume dei Gentili; e tinto poscia i Padri della Chiesa con-irnvano san Paolo e Platone, che citavano quest’ultimo fra’ salvati , perchè disse «che

> l’Anima divina dell’uomo era caduta in una tenebrosa caverna, dove par- » lava solamente con l’ombre: » — e Pitagora l’avea preceduto: « l’uomo va » pellegrinando nel mondo come uno straniero bandito dalla presenza di Dio: » — e Plotino più tardi e con più chiare parole: « che l’anima dell’uomo sca- » duta dalla Grazia di Dio si ridusse a cenere e carbone spento, freddo, senza

> favilla. » Ma Dante desunse queste idee da scriltori latini. Seneca, Epistola 41: e Vi è un Santo S[)irito in noi, e ci tratta come noi lo traltiamo. » É chiamato lume innato da Cicerone nel lib. De Republica, stando alla citazione di Lat- tanzio. Vedi anche Proverbi nella Bibbia, ì, 20, ad fìnem. Vili, 9, 34, intorno alle grida della Sapienza nell’interno dell’uemo.

1 Epistola Dedicatoria del Paradiso.

2 Scio hominem in Christo ante annos quatuordecim, (sive in carpare sive extra corpus, nescio : Deus scit) raptum hujusmodi usque ad tertium coelum. Et scio hujusmodi hominem, Isive in carpare sive extra corpus y nescio. Deus scit) quoniam raptus est in Paradisum, et andivit arcana verba , qnae non licei hamini loqui. — 2» Corinth., XII, 2-4. — Morto san Paolo, uno de’ primi fra

f;li evangelj apocrifi e libri apostolici divulgati dalle var’e sètte cristiane, fu a sua ascensione nel terzo Cielo, dove narravasi qua nt’egli aveva udito e ve- duto da non potersi narrare. Auguri Haeres., e. XVIII; TertuU , De Praescrip., e. XLII; Epiph., Haeres., e. XXXVIII, Ad Cainitas. Poi sotto il nome di quel Dionisio Areopagita, di cui parlano gli Atti degli Apostoli, XVII, 34, fu descritta la Gerarchia degli Angeli come se l’autore — ed è osservazione di Calvino — li avesse veduti nel Ciclo Si librimi illum legas, putes hominem de caelo de- lapsum referre non quae didicit, scd quae ocnlis vidit Atqui Paulus qui extra tertinm coelum raptus fuerat, non modo nihil tale prodidit, sed testatus quoque est) nefas esse homini loqui quae viderat arcana. (Calvino , Instit. , lib. I , e, XIV, § 4.) — Non però quel Dionisio, bench’ei si nomini lAreopagita, s’at- tenta di dire a chiare parole che l’Apostolo gli rivelò ciò ch’ei vide nel terzo Cielo. Bensì i primi interpreti suoi, de’ quali vedi Ode, pagg. 714 e 718, in quelle parole del principio : divinum initiatorem et inclytum meum ducem et praeceptorem, vedono e spiegano san Paolo, senza pur notare che più d’una


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