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SUL TESTO t)EL POEMA Dì DANTE. 32’7

ghissimo tempo gli merita venerazione; il parlare di sè^ senza pur mai dire Io, lo libera d’ogni sospetto di vanità ; e il dubi- tarne e il mostrarsene attonito dopo quattordici anni, e tuttavia silenzioso di quanto vide e ascoltò, occupa l’anima de’ credenti del terrore sublime di misterj potenti, finché si veggono.

Splendere occulti nell’ immenso lume.

Se non che furono profanati dagli innesti dell’ antica filosofia pervertita anch’ essa per via di sofismi ad assoggettare la fede a nuove dottrine: e le strane teologie che d’ogni maniera si insignorirono de’ primi dogmi , assunsero molti morenti fra gli immortali a santificarle con più distinte rivelazioni , che perciò vennero succedendosi sempre più invereconde ’.

CLXV. Così una mitologia nuova usurpava sembianze di

verità dalla nuova religione, finché la più poeticamente fanta-

ica, e la più storica insieme e più sacra e più filosofica delle

sioni crebbe nel secolo e nella mente di Dante. Ma eh’ ei

s’arricchisse di un tesoro di belle invenzioni trovate primamente

da un Alberigo , novizzo benedettino , che viaggiò anch’ esso

H^egli altri mondi , parmi visione puerile d’ alcuni dotti eccle-

^Kastici, che, gareggiando a cogliere in furto il Poeta, stanno

^^ consulta con Santi Padri, Cardinali e Pontefici d’ogni età

e d’ogni nota. Non però ne interrogarono mai né gli Apostoli,

né i Profeti, o non foss’altro, le Concordanze della Scrittura".

Dante si duole che i preti , per poca vocazione d’ interpretare

la parola divina, scomunicassero i morti con cerimonie crudeli

a’ cadaveri; ^ e gli esce la grande immagine: —

Orribil furon gli peccati miei; Ma la bontà divina ha si gran brnccia, Che prende ciò che si rivolge a lei.

Or questa non è forse sentenza frequente , e ricca di poesia ne’ libri mosaici e ne’ Salmi e negli Evangelj ? * e nondimeno


volta altrove l’autore ripete inch/lum et eximium praeceptorem meunii e ap- picca que’ meriti al nome d’iij Hierolheo che gli era stato maestro (Ode, pa- gina 118.) Come poscia a’ teologi e concilj ecumenici il libro paresse sincero, e venerassero il suo autore per Dionisio Areopagita , discepolo di san Paolo, parrà dove discorro più di proposito sì di quest ’ Mitologia come delle dottrine diverso toccale da Dante intorno alle Angeliche Gprarrhie, (Paradiso, X, e XXVllI). Il Poeta a ogni modo partecipò della credulità delle Chiese e de’ se- coli anteriori sino a’ suoi tempi, [Paradiso, canti citati) e illustrò la nuova Mi- tologia cristiana, quand’era giunta al colmo, e incominciava anche a incorpo- rarsi con le passioni, i lumi e il genio della civiltà europea.

1 Vedi qui dietro, sez. XLVI.

2 Cancollieri, Intorno alla questione sopra la originalilà del Poema dìDante^ Roma, 1814; — e gli Opuscoli del Bottari , e del Costanzo nelle giunte alle edizioni Romana e Padovana.

3 Purgatorio, III, 121.

4 Ezechiele, 18, 23. — Isaia, 49, 6. - Job, 3, 16; e 1, 9. — Paolo, ad Titum 2, 11 ; od Ephesios, 5, 13; ad Haebreos, 2, 9.


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