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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 353

dalla speranza, e a non potere discernere nella infallibile espe- rienza dell’ Jeri la verità del Domani, se non in quanto non siamo acciecati da’ desiderj dell’Oggi. Pur anche quando pre- sagisca imminente la sua vendetta sovra Firenze, e la depres- sione della tirannide papale in Italia, e ingannavasi *, trovava stile d’oracolo, e si studiava di non additare particolarità che potessero indurre altri nell’opinione eh’ ei parlava di cose av- venute *. Bensì dove allude a individui , a tempi distinti , e a città, non s’arrischia di presagire mai quell’avvenire ch’eì non abbia veduto maturo. Di ciò farà certa testimonianza sin da

Erincipio l’allegoria della selva e delle tre fiere. Or sia disgom- rata dalle finzioni volontarie de’ primi commentatori, e dagli errori che ne seg’uirono; e sia raifrontata alle vicende della vita del Poeta, alle sue passioni e alle storie dell’età sua, e si scoprirà disegnata per fare da fondamento a tutto il Poema. CLXXXV. 11 dotto scrittore che ha il merito d’ avere con- g^’gnato più ragionevolmente la nuova interpretazione, parmi s’inganni ove crede: — « che la selva significhi la miseria » del Poeta privato di «gni cosa più cara nell’ esilio ’. » A questa dovendosi conformare di necessità tutte le altre parti dell’allegoria, ne risulterebbero alle volte significati improba- bili. Non però sono da rifiutarsi, e chi saprà mai quali e quanti l’Autore intendevasi di velare in ogni parola , e con quanta diversità di maniere ei spiegavali ? ¦• Una ei l’addita a chiare sentenze : « L’adolescenza ch’entra nella selva erronea di questa » vita non saprebbe tenere il buon cammino ; "^ » — e a me basta, tanto più quanto scopresi traduzione de’ versi :

Nel mezzo del cammin di nostra vita Mi ritrovai per una selva oscura, Che la diritta via era smarrita.

Altrove per selva intende moltitudine d’uomini, paesi e lin- guaggi, e SI l’allegoria che il vocabolo additano il mondo e i viventi. Ma in queste significazioni morali ogni uomo com- piaccia al suo genio. Bensì, quanto alle storiche, il dotto illu- stratore della nuova interpretazione ha chiarito fuor d’ogni dubbio che la Lonza, il Leone, e la Lupa, simboleggiano Fi- renze, Francia, e Roma, e i Potenti che congiurarono alle sme


tunquft Giovacchino s’avesse da* suoi coetanei e da’ posteri nome por lo più di profeta e lalor d’impostore e talora di pazzo, a Dante parve di dover se- guitare la fama più prevalente, e lo collocò fra’ Beali; e poscia i monaci Be- nedettini e i frati Gesuiti ne scrissero in guisa ctie s’ ubbia da venerarlo per Sant». 4 Sezz. XLIX, LUI.

2 Purgatorio, XXXIII, 47-5’, e spesso.

3 Marchetti, Della prima e ’principale allegoria del Poema, pag. 414, edizione citata.

4 Vedi dietro, sez. CXX.

5 Convito, pag. 27’.

6 Inferno, VI, Qi, — Uè Vulgari Etoquentia, I, 13.

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