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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 355

Sarai sempre la Bella Donna della Commedia, vedova di Santo Mar«7o, ammogliata a parecchi che ne faranno strazio, venden- dola agli adulteri, ad arricchirne*. Alcuni della gerarchia pa- pale se ne risentirono, e un Arcivescovo di Milano infamò Dante come Apostolo d’eresie *. Ma la Sacra Congregazione, dissimulandole, addormentò la curiosità popolare su quelle al- lusioni ; e i veggenti non le rivelavano in modo sì aperto cht provocassero la proibizione del libro. Quando poi le sètte Pro- testanti si richiamarono per testimonianza della verità alle pa- role di Dante, la Cattolica con l’eloquenza del Bellarmino di- fese a un’ ora la potestà temporale de’ Papi , e provò che il Poeta era figlio sommesso alla Chiesa; — proposizioni, a dir vero, che cozzerebbero fra di loro, e ciascheduna d’esse sta contro alla verità patente de’ fatti. Se non che i teologhi sono spirati dall’alto a ragionare, e senza, e contro de’ fatti, e deri- vano discorsi lunghissimi e conclusioni da principj eh’ io non intendo; però mi riporto. 11 punto che m’è visibile in contro- versie Si fatte s’aggira in questo : — che la tristizia de’ sacer- doti non può contaminare la santità impartita alla Chiesa dal suo Fondatore. — A Dante pareva altrimenti ; nò vedeva allo- ramai santità fuorché nel suo Fondatore; né credeva che il Sacerdozio e la Chiesa fossero cose divisibili mai, né diverse: e a correggerle, bisognava mutarle. Le iniquità del Sacerdozio nelle tre Cantiche sono rivelate in guisa che ogni accusa pro- cede acquistando più sempre autorità ed evidenza maggiore. E per non accennare che le chiarissime , dopo l’avidità mere- tricia della Chiesa, rappresentata sotto l’allegoria della Lupa, neW Inferno è scritto sopra una delle sepolture degli Ere- siarchi :

Anastasio Papa guardo *.

sia che il Poeta avesse appurato il vero, o si stesse alla tradizione del fatto, se ne giovò ad ogni modo con animo di negare la dottrina dell’infallibilità del Sommo Pontefice, anche ne’ dogmi. Poco appresso , Papa ^’icolò III , narrando le sue simonie, e d’alcuni de’ suoi predecessori, predice la dannazione del vivente, e de’ futuri : e il Poeta, quasi costrettovi, dichiara il simbolo della Lupa; e lo giustifica con l’autorità degli Apostoli: —

Di voi, Pastor, s’accorse il Vangelista, Quando colei, che siede sovra l’acque, Putlaneggiar co’ regi a lui fu vista ^,


i Inferno, tutto il canto XIX.

noV*/"^"’’ ^’*^ ^^ ^""^^’* ^ ^’* ^^^^’"^ P^®^^^ ^^ ^^"" ’ Memorie’, pag. 1W« 

3 Inferno, XI, 8.

4 Inferno, XiX, 106-1