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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 365

Mentre tutti, chi molto e chi poco, si stanno assorti nell’in- terpretazione d’ un passo, tanto che perdono ogni pensiero de- gli altri, esso pare eh’ abbia l’ intero Poema , e la corrispon- denza d’ogni sua parte davanti agli occhi. Tanto più dunque io mi credo che l’Autore, e i primi editori del testo, provve- dessero anche alle chiose. Ma di que’ primi esemplari altresì sappiamo né più né meno, quanto dell’autografo. IS^è pure de- gli infiniti che si moltiplicarono in queli’ età, arrivarono a noi fuorché pochi, e i più tardi. Quel vecchissimo favoloso di Fi- lippo Villani — e a quanti pur giova d’averlo per genuino se l’abbiano gloriando il millesimo del 1343 * — si rimarrà tut- tavia posteriore di parecchi anni al Commento dell’Anonimo, e di tre a quello di Pietro Alighieri % che nota come sino d’al- lora le copie prevalenti leggevano corrottamente’. Il Poema fu pubblicato quando certi valenti in ogni Università, decorati del titolo di Scriptores Zibrorum ^ vivevano privilegiati a ri- copiarli e straziarli. Chi sapeva più disegnare iniziali spropo- sitate, e abbellirle a colori, era tenuto maestro; e il Petrarca esclamava : — « Escano gli autori da’ loro sepolcri a rileggere » le loro opere in questi esemplari : or sapranno essi rafiigu- » rarle ? "* » — E non per tanto da mani sì fatte la posterità ha ereditato il testo della Commedia di Dante. Se non è pessimo, n’abbiano merito i suoi figliuoli; anzi per essi oggi restano anche parecchie varianti emanate originalmente dall’Autore. E da che Pietro e l’Anonimo non sempre s’ accordano nelle le- zioni, e vi ragionano sopra ® — o mutavano a beneplacito — r autografo, nel quale Dante non aveva eseguite le altera- zioni che meditava, ne aveva più d’ una : e questa conclusione a me pare 1’ unica vera.

CXICV. Or dirò come la mèsse infinita delle varianti note ed ignote ne’ codici e nelle stampe della Com,m.edia, vuoisi di- videre in tre specie distinte ’. — L’una è facile a scorgersi , e derivava dagli amanuensi. — L’altra da’ chiosatori: peggiore, perché è ingannevole. — L’ altra dall’Autore ; e però lascia perplesso il critico intorno alla scelta. — E quanto a’ caratteri che distinguono la prima specie, qualvolta il significato resi- ste oscuro agli espositori, e nondimeno ad ogni minima alte- razione ortografica emergerà netto e spontaneo, la parola, sen- z’ altro, fu sbaglio di penna o di stampa inavvedutamente fog- giatasi in lezione nel testo. San Tomaso d’Aquino dice al Poeta:


1 Sez. X

2 Sez. CLXXX.

3 Edizion ¦ Fiorentina, voi, IV, pag. 212.

4 Galvano Fiamma, presso il Sassi, De Studio Mediolani, cap. VII.

5 De remedio utriusque Forlunae, lib 1, colloq. 43.

6 Edizione Fiorentiira, volume citato, pag. 116, al verso,

Poi siete quasi enlomata in difetto e altrove.

7 Vedi dietro, sez. XXV.


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