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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

nell’epoca di Leone X stabilirono leggi alla lingua, esiliavano molte voci e locuzioni di Dante come atte ad irrugginire più che ad arricchire il tesoro del loro frasario ’. Indi i vocaboli e i modi di che esso lodavasi — « fabbricati di nuovo suono , » tali che la grammatica non li traeva più nuovi di sua fu- » Cina ^ » parvero barbarismi procreati dal rozzo secolo e da bizzarria di cervello.

CCI. Queste osservazioni, come che vere, non giustifichereb- bero la violenza che vuoisi usare alla giuntura de’ segni — di cui la, — ad innestarvi le idee necessarie a dare forme e sembianze e moto alla Fama, se Dante non avesse additato e commentato il suo testo —

Mobilitate viget viresque acquiril eundo.

Kon dissimulerò ch’ei forse imitava piuttosto il verso retorico:.

Semper honos, nonienqae tuum, laudesgue manebunt: 3

e la ripetizione della voce mondo sarebbe la vera: onde fama dinoterebbe idee astratte di lodi; — lontana, lunga stabilità; — e durare, permanenza immutabile, immota, non quanto tutto il Creato che si gira perpetunmente: ma quanto la ’l’erra, salda, ed immobile sino al giorno del giudizio universale. Quali im- magini ne risultino, e s’ altra interpietazione le si possa adat- tare, che non dissonando dalle credenze filosotìche e religiose di Dante, lo mostri poeta, i difensori delhi lezione l’insegnino e mi starò ricreduto. A questo avranno da consentire , che se non fosse per la pochissima autorità, e la discordia de’ codici, tanta carta sopra una sola variante non andiebbe perduta og- gimai da più di trent’ anni. iNè io sono sì prcd go della mia, p-rchè me ne s[eri meglio; ma la questione porta occasione a provare che i caratteri di molte fra le varie lezioni palesano come non potevano uscire fuorché dalla penna di Dante. Or concludendo, — io mi credo ch’egli si slesse in forse fra la limpida perspicuità senza poesia nella ripetizione MO^LO, e la grande immagine, ma con poca evidenza, di moio —

Intra due cibi, distanti e moventi D’un modo, prima si morria di fumo, Clic liber uomo l’un recasse a’ denti ’’.

Credo ch’ei tentasse que’ versi e li ritentasse; e se fosse vis- suto gli avrebbe tuttavia ritoccati, tanto che gli fosse riuscito di decretare o l’una o l’altra delle lezioni. Pur presumendo che ne scrivesse una sola, la sola fu moto. Se i codici primitivi


1 nembo. Prose, voi. I, pni:;. 337, dello Opere, X, ed. Milanese de’ Classici.

2 L’Anonimo, cdiz. Kiorcnlim, voi. IV, l’aradiso, IX, si.

3 Mncid , lih. I.

4 Paradiso, \\\ 1-3.


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