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la caccia all’automobile 99

Montcalm, sorridendo. — Tutti gli studenti di Cambridge vi invidierebbero.

— No, signore, quelli di Oxford, — rispose l’allegro giovanotto, prorompendo in uno scroscio di risa. — Quelli di Cambridge sapevano già che ero il loro campione e che non potevano gareggiare con me.

— Ora riprendete la musica, amico.

Quando si cominciano a fucilare, i lupi attaccano con maggior slancio.

— E perchè?

— Perchè se non possono divorare gli uomini si divorano fra di loro. L’avete visto come è finito quel magnifico cerviero?

Sotto: ci sono addosso!... —

I feroci animali, niente spaventati da quel colpo maestro, avevano ripresa la corsa e con uno slancio così fulmineo, da raggiungere quasi l’automobile.

Si erano divisi in due colonne e galoppavano furiosamente, sempre ululando per chiamare i compagni dispersi per la foresta.

Quegli inviti di caccia non rimanevano inascoltati. Di quando in quando delle coppie d’altri lupi sbucavano fra i cespugli di rose canine che avvolgevano la base dei grandi pini e si univano al drappello ingrossandolo continuamente.

Quegli ululati che si ripercuotevano sotto l’infinita foresta, minacciavano di far accorrere legioni di affamati.

— Fulmini di Giove!... — esclamò Walter, il quale aveva già sparate sei cartuccie gettando a terra ben cinque assalitori. — Mi pare che la faccenda cominci a diventare seria.

Se lanciassimo il nostro treno a ottanta miglia si potrebbe lasciare a distanza queste bestie ostinate.

— No, — rispose il canadese, il quale vuotava il serbatoio