Pagina:Una sfida al Polo.djvu/185

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tempesta polare 179


— E così?

— Devi ricompensare la tribù di una così grave perdita.

— Sono sette i caduti, è vero?

— Sì, — rispose Karalit.

— Che cosa chiedi per loro?

— La tua bestia e tutte le tue armi da fuoco.

— Tu sei pazzo!...

— Mandiamolo da Calkraff!... — gridò lo studente. — Se fosse qui lo appiccherebbe per bene!... —

Il canadese si era bruscamente alzato. Aveva lasciata la rivoltella per afferrare il mauser ed aveva puntata rapidamente l’arma contro il capo, dicendo:

— Se fai un solo passo per fuggire ti ammazzo!... A voi, Walter!... Puntate lo stregone!... —

Lo studente aveva già compreso al volo l’intenzione del canadese.

Pronto come il lampo aveva già preso di mira l’angekok, il quale aveva sbarrati spaventosamente gli occhi credendo che fosse giunto il suo ultimo momento.

Karalit non aveva nemmeno osato alzare la rivoltella, la quale doveva contenere ancora quattro o cinque cariche.

— Mi volete uccidere? — gridò, con voce tremante.

— Certo, se non dai subito l’ordine ai tuoi sudditi di mettere in libertà l’uomo bianco e se non getti via quell’arma che non sapresti d’altronde adoperare.

— Io sono venuto da te come amico, — balbettò il capo, il quale guardava con spavento la canna del fucile.

— Ed io ti tratto come un nemico pericoloso invece, — rispose il canadese. — O mi obbedisci o sparo.

Getta quell’arma!... —

Karalit capì benissimo che quello non era il momento di esitare nè di tentare una qualunque resistenza, e lasciò cadere