Pagina:Una sfida al Polo.djvu/189

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tempesta polare 183

considerevoli i quali formavano delle vere montagnole, entro le quali l’automobile, che filava con una velocità di cinquanta chilometri all’ora, si affondava sfaldandole e seppellendovisi quasi dentro.

Per di più ricominciava a nevicare a larghi fiocchi ed un vento impetuoso e freddissimo scendeva dalle regioni boreali spazzando, di quando in quando, la sterminata pianura con una violenza inaudita.

— Brutta giornata!... — esclamò lo studente. — Purchè non veniamo bloccati in mezzo a questo deserto di neve! —

Dik aveva rallentata la velocità anche perchè gli ostacoli aumentavano continuamente e la tempesta di neve aumentava con una rabbia impressionante.

La macchina si affannava a vincere i cumuli di neve, funzionando con grande energia e riempiendo del suo fragoroso respiro la bianca pianura.

Le sue ruote anteriori, che giravano vertiginosamente, aprivano nella neve due larghe breccie, come due gigantesche ferite entro cui quelle posteriori affondavano pesantemente, seco trascinando il carrozzone il quale funzionava come una gigantesca catapulta.

Pareva che l’automobile fosse diventata una nave sbattuta dalla tempesta, poichè rollava e beccheggiava entro i crepacci che la neve aveva ormai coperti e che cedevano sotto il peso dei motori.

Intanto il vento aumentava e la neve turbinava così fitta che certe volte l’ex-baleniere non riesciva a mantenere la direzione giusta, quantunque il canadese tenesse la bussola in mano.

L’alba era ancora assai lontana, essendo le notti lunghissime in quelle regioni dei grandi freddi.

Il treno si dirigeva ormai a caso, piegando sempre verso po-