Pagina:Una sfida al Polo.djvu/196

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190 capitolo xv.


— Ed io pure, — disse lo studente, impadronendosi d’una Colt. — Se sono dei coraggiosi, dovrebbero accettare subito la battaglia che loro offriamo.

— Io credo invece che non saranno tanto minchioni, — disse l’ex-baleniere. — Non devono trovarsi troppo male sotto il carrozzone, colla stufa che brucia qui dentro.

— E non vi sarà qualche pericolo per l’automobile?

— Tutt’al più divoreranno la capote di cuoio, — rispose lo chaffeur, con un brutto sorriso.

— Provate, Walter, — disse il canadese.

Lo studente si affacciò al finestrino, allungando, prima di tutto, il braccio armato della grossa rivoltella, e guardò entro le buche che il canadese aveva notate e gli parve di vedere la neve muoversi.

— Sono lì sotto, — pensò. — Vediamo se salteranno fuori.

Si sporse più innanzi che potè e sparò, uno dietro l’altro, sei colpi, urlando:

— Fuori!... Fuori poltroni!... —

Dei grugniti minacciosi furono la sola risposta che ottenne.

— Non si mostrano? — chiese il signor di Montcalm, il quale attendeva col dito sul grilletto del mauser.

— Ma che!... Sono degli orsi vigliacchi, — rispose Walter. — Io al loro posto mi sarei per lo meno degnato di mostrare la punta del mio naso.

— Questa avventura da nessuno desiderata comincia ad inquietarmi.

— Quando non troveranno di che sfamarsi se ne andranno, signore.

— Uhm!... Gli orsi bianchi sono abituati ai più lunghi digiuni.

— E sono realmente terribili, signor Gastone? A vederli non si crederebbe.