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A M. LEONARDO SALVIATI
SONETTO XXVIII.
Salviati mio, se voi sapete quanto
Dolor la notte e ’l dì l’alma m’ingombra
Quì, dov’io giaccio uomo non già, ma ombra
4D’uom, che piova dagli occhi amaro pianto;
Perchè quel chiaro vostro, e dolce canto,
Ch’ogni dur rompe, ogni gravezza sgombra,
Non oprate ver me, che, qual bestia ombra,
8In dubbio di mio stato or piango, or canto?
E se nascoso v’è, cigno immortale;
Sappiate, che ’l maggior Duce, e ’l migliore
11Per partirsi da noi spiegato ha l’ale.
Pregate meco ognor l’alto Motore
Del Ciel, ch’omai, se di quaggiù gli cale,
14Renda al gran Cosmo il primo suo vigore.