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SCULTURA 41

di rilievo; perche essendo questa pietra faldata, cioè bianca sopra, et sotto nera si va levando del bianco tanto, che o testa, o figura resti di basso rilievo bianca nel campo nero. Et alcuna volta per accomodarsi, che tutta la testa, o figura venga bianca in sul campo nero, si usa di tignere il campo, quando e’ non è tanto scuro, quanto bisogna. Et di questa professione habbiamo viste opere mirabili et divissime antiche, et moderne.


Come di stucco si conducono i lavori bianchi, et del modo del fare la

forma di sotto murata, et come si lavorano.     Cap. XIII.


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Olevano gl’antichi, nel volere fare volte, o incrostature, o porte, o finestre, o altri ornamenti di stucchi bianchi; fare l’ossa disotto di muraglia, che sia o di mattoni cotti, o vero di tufi, cioè sassi, che siano dolci, et si possino tagliare con facilità, et di questi murando facevano l’ossa di sotto; dandoli o forma di cornice, o di figure, o di quello, che fare volevano, tagliando de’ mattoni, o delle pietre, lequali hanno a essere murate con la calce. Poi con lo stucco, che nel capitolo IIII. dicemmo, impastato di marmo pesto, et di calce di Trevertino, debbano fare sopra l’ossa predette, la prima bozza di stucco ruvido, cioè grosso, et granelloso, accio vi si possi mettere sopra il piu sottile, quando quel di sotto ha fatto la presa; et che sia fermo, ma non secco afatto. Perche lavorando la massa della materia in su quel che è humido; fa maggior presa, bagnando di continuo dove lo stucco si mette; accio si renda piu facile a lavorarlo. Et volendo fare cornici, o fogliami intagliati, bisogna havere forme di legno, intagliate nel cavo, di quegli stessi intagli, che tu vuoi fare. Et si piglia lo stucco, che sia non sodo sodo, ne tenero tenero; ma di una maniera tegniente, et si mette su l’opra alla quantità della cosa, che si vuol formare, et vi si mette sopra la predetta forma intagliata, impolverata di polvere di marmo, et picchiandovi su con un martello, che il colpo sia uguale, resta lo stucco improntato; ilquale si va rinettando, et pulendo poi accio venga il lavoro diritto, et uguale. Ma volendo, che l’opera habbia maggior rilievo allo in fuori si conficcano, dove ell’ha da essere ferramenti, o chiodi, o altre armadure simili, che tenhgino sospeso in aria lo stucco, che fa con esse presa grandissima, come ne gli edificij antichi si vede, ne’ quali si truovano ancora gli stucchi, et i ferri conservati sino al di d’oggi. Quando vuole adunque l’artefice, condurre in muro piano un’istoria di basso rilievo conficca prima in quel muro i chiovi spessi, dove meno, et dove piu in fuori, secondo che hanno a stare le figure, et tra quegli serra pezami piccoli di mattoni, o di tufi; a cagione che le punte, o capi di quegli, tenghino il primo stucco grosso, et bozzato, et appresso lo va finendo con pulitezza; et con pacienza, che e’ si rassodi. Et mentre che egli indurisce, l’artefice lo va diligentemente lavorando, et ripulendolo di continovo co’ pennelli bagnati, di maniera, che e’ lo conduce a perfettione, come se e’ fusse di cera, o di terra. Con questa maniera medesima di chiovi, et di ferramenti fatti a posta, et maggiori, et minori secondo il bisogno, si adornano di stucchi, le volte, gli spartimenti, et le fabbriche vecchie, come si vede costumarsi hoggi per tutta Italia, da molti maestri, che si son dati a questo esercizio. Ne si debbe dubitare di lavoro cosi fatto, come di cosa poco durabile. Perche e’ sicon

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se