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DELLE VITE 81

largamente, che in questo luogo non bisognava. Ilche ho io però fatto, non tanto traportato dall’affezzione della arte; quanto mosso dal benefizio, et utile comune de gli artefici nostri. Iquali havendo veduto inche modo ella da piccol principio, si conducesse a la somma altezza; e come da grado si nobile precipitasse in ruina estrema: e perconseguente la natura di questa arte, simile a quella dell’altre, che come i corpi humani, hanno, il nascere, il crescere, lo invecchiare, et il morire; Potranno hora piu facilmente conoscere il progresso della sua rinascita; et di quella stessa perfezzione, dove ella è risalita ne’ tempi nostri. Et a cagione ancora, che se mai (ilche non acconsenta Dio) accadesse per alcun tempo per la trascuraggine degli huomini, o per la malignita de’ Secoli, o pure per ordine de’ Cieli, i quali non pare, che voglino le cose di quaggiù mantenersi molto in uno essere; ella incorresse di nuovo, nel medesimo disordine di rovina, possino queste fatiche mie, qualunche elle si siano, (se elle però saranno degne di piu benigna fortuna) per le cose discorse innanzi, et per quelle che hanno da dirsi, mantenerla in vita; O al meno dare animo, à i piu elevati ingegni di provederle migliori aiuti: Tanto, che con la buona volontà mia, e con le opere di questi tali, ella abbondi di quelli aiuti, et ornamenti, de’ quali (siami lecito liberamente dire il vero) ha mancato sino a quest’hora. Ma Tempo è di venire hoggi mai a la vita di Giovanni Cimabue; Il quale si come dette principio al nuovo modo di disegnare, e di dipignere, cosi è giusto, et conveniente, che e’ lo dia ancora alle vite, nelle quali mi sforzerò di osservare il piu che si possa, l’ordine delle maniere loro piu che del Tempo. Et nel discrivere le forme, et le fortezzeFonte/commento: Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/12 de gl’artefici sarò breve, perche i ritratti loro, i quali sono da me stati messi insieme con non minore spesa, e fatica, che diligenza, meglio dimostreranno quali essi artefici fussero, quanto all’effigie, che il raccontarlo non farebbe gia mai, et se d’alcuno mancasse il ritratto, cio non è per colpa mia, ma per non si essere in alcuno luogo trovato. Et se i detti ritratti non paressero a qualcuno per avventura simili affatto ad altri, che si trovassono, voglio, che si consideri, che il ritratto fatto d’uno quando era di diciotto o venti anni, non sarà mai simile al ritratto, che sarà stato fatto quindici o venti anni poi. A questo si aggiugne, che i ritratti dissegnati non somigliano mai tanto bene, quanto fanno i coloriti: Senza, che gl’intagliatori, che non hanno disegno, tolgono sempre alle figure, per non potere, ne sapere fare appunto quelle minuzie, che le fanno esser buone, et somigliare, quella perfezzione, che rade volte, o non mai hanno i ritratti intagliati in legno. In somma quanta sia stata in cio la fatica, spesa, e diligenza mia coloro il sapranno, che leggendo vedranno onde io gli habbia, quanto ho potuto il meglio ricavati etc.


Fine del proemio delle vite.


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