Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/186

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90 PRIMA PARTE

(versione diplomatica)


(versione critica)


che dicono: A.D.M.C. 74 campanile hoc fuit fundatum Mense Aug. Ma non avendo questi due architetti molta pratica di fondare in Pisa, e perciò non palificando la platea come dovevano, prima che fussero al mezzo di quella fabrica, ella inchinò da un lato, e piegò in sul più debole, di maniera che il detto campanile pende sei braccia e mezzo fuor del diritto suo, secondo che da quella banda calò il fondamento; e sebbene ciò nel disotto è poco, e all’altezza si dimostra assai, con fare star altrui maravigliato, come possa essere che non sia rovinato e non abbia gettato peli, la ragione è perchè questo edifizio è tondo fuori e dentro, e fatto a guisa d’un pozzo vòto e collegato di maniera con le pietre, che è quasi impossibile che rovini; e massimamente aiutato dai fondamenti, che hanno fuor della terra un getto di tre braccia, fatto, come si vede, dopo la calata del campanile per sostentamento di quello. Credo bene che non sarebbe oggi, se fusse stato quadro, in piedi, perciò che i cantoni delle inquadrature l’arebbono, come spesso si vede avvenire, di maniera spinto in fuori, che sarebbe rovinato. E se la Carisenda torre in Bologna è quadra, pende e non rovina, ciò adiviene perchè ella è sottile e non pende tanto, non aggravata da tanto peso a un gran pezzo, quanto questo campanile; il quale è lodato, non perchè abbia in sè disegno o bella maniera, ma solamente per la sua stravaganza, non parendo a chi lo vede che egli possa in niuna guisa sostenersi. E il sopra detto Bonanno, mentre si faceva il detto campanile, fece l’anno 1180 la porta reale di bronzo del detto Duomo di Pisa, nella quale si veggiono queste lettere: Ego Bonannus Pis. mea arte hanc portam uno anno perfeci tempore Benedicti operarii. Nelle muraglie poi, che in Roma furono fatte di spoglie antiche a S. Ianni Laterano sotto Luzio Terzo et Urbano Terzo, pontifici, quando da esso Urbano fu coronato Federigo imperatore, si vede che l’arte andava seguitando di migliorare, perchè certi tempietti e capelline fatti, come s’è detto, di spoglie, hanno assai ragionevole disegno et alcune cose in sè degne di considerazione, e fra l’altre questa, che le volte furon fatte, per non caricare le spalle di quelli edifizii, di cannoni piccoli, e con certi partimenti di stucchi, secondo que’ tempi assai lodevoli; e nelle cornici et altri membri si vede che gl’artefici si andavano aiutando per trovare il buono. Fece poi fare Innocenzio Terzo in sul monte Vaticano due palazzi, per quel che si è potuto vedere, di assai buona maniera; ma perchè da altri papi furono rovinati, e particolarmente da Nicola Quinto che disfece e rifece la maggior parte del palazzo, non ne dirò altro, se non che si vede una parte d’essi nel torrione tondo, e parte nella sagrestia vecchia di S. Piero. Questo Innocenzio III, il quale sedette anni diciannove e si dilettò molto di fabricare, fece in Roma molti edifizii, e particolarmente col disegno di Marchionne aretino, architetto e scultore, la torre de’ Conti, così nominata dal cognome di lui che era di quella famiglia. Il medesimo Marchionne finì, l’anno che Innocenzio Terzo morì, la fabrica della Pieve d’Arezzo, e similmente il campanile, facendo di scultura nella facciata di detta chiesa tre ordini di colonne l’una sopra l’altra molto variatamente, non solo nella foggia de’ capitegli e delle base, ma ancora nei fusi delle colonne, essendo fra esse alcune grosse alcune sottili, altre a due a due, altre a 4 a 4 ligate insieme. Parimente alcune sono avolte a guisa di vite, ed alcune fatte diventar figure che reggono, con diversi intagli. Vi fece ancora molti animali di diverse sorti,