Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/352

Da Wikisource.
260 SECONDA PARTE

Fiorenza il San Filippo di marmo che è in un pilastro di fuori dell’oratorio d’Or San Michele, la qual opera fu da prima allogata a Donato dall’Arte de’ Calzolai, e poi, per non essere stati con esso lui d’accordo del prezzo, riallogata, quasi per far dispetto a Donato, a Nanni, il quale promise che si pigliarebbe quel pagamento e non altro che essi gli darebbono. Ma la bisogna non andò così, perchè, finita la statua e condotta al suo luogo, domandò dell’opera sua molto maggior prezzo che non aveva fatto da principio Donato; per che, rimessa la stima di quella dall’una parte e l’altra in Donato, credevano al fermo i consoli di quell’arte che egli per invidia, non l’avendo fatta, la stimasse molto meno che s’ella fusse sua opera; ma rimasero della loro credenza ingannati, perciò che Donato giudicò che a Nanni fusse molto più pagata la statua che egli non aveva chiesto. Al qual giudizio non volendo in modo niuno starsene i Consoli, gridando dicevano a Donato: "Perchè tu, che facevi questa opera per minor prezzo, la stimi più essendo di man d’un altro e ci strigni a dargliene più che egli stesso non chiede? E pur conosci, sì come noi altresì facciamo, ch’ella sarebbe delle tue mani uscita molto migliore". Rispose Donato ridendo: "Questo buon uomo non è nell’arte quello che sono io, e dura nel lavorare molto più fatica di me, però sete forzati volendo sodisfarlo, come uomini giusti che mi parete, pagarlo del tempo che vi ha speso". E così ebbe effetto il lodo di Donato, nel quale n’avevano fatto compromesso d’accordo ambe le parti. Questa opera posa assai bene e ha buona grazia e vivezza nella testa; i panni non sono crudi e non sono se non bene indosso alla figura accommodati. Sotto questa nicchia sono in un’altra quattro Santi di marmo, i quali furono fatti fare al medesimo Nanni dall’Arte de’ Fabbri, Legnaiuoli e Muratori; e si dice che, avendoli finiti tutti tondi e spiccati l’uno dall’altro e murata la nicchia, che a mala fatica non ve ne entravano dentro se non tre, avendo egli nell’attitudini loro ad alcuni aperte le braccia, e che disperato e malcontento, pregò Donato che volesse col consiglio suo riparare alla disgrazia e poca avvertenza sua, e che Donato ridendosi del caso disse: "Se tu prometti di pagare una cena a me et a tutti i miei giovani di bottega, mi dà il cuore di fare entrare i Santi nella nicchia senza fastidio nessuno". Il che avendo Nanni promesso di fare ben volentieri, Donato lo mandò a pigliare certe misure a Prato et a fare alcuni altri negozii di pochi giorni. E così essendo Nanni partito, Donato con tutti i suoi discepoli e garzoni andatosene al lavoro, scantonò a quelle statue, a che le spalle et a chi le braccia talmente, che facendo luogo l’una all’altra le accostò insieme, facendo apparire una mano sopra le spalle di una di loro. E così il giudizio di Donato avendole unitamente commesse, ricoperse di maniera l’errore di Nanni che, murate ancora in quel luogo, mostrano indizii manifestissimi di concordia e di fratellanza; e chi non sa la cosa non si accorge di quello errore. Nanni, trovato nel suo ritorno che Donato aveva corretto il tutto e rimediato a ogni disordine, gli rendette grazie infinite, et a lui e suoi creati pagò la cena di bonissima voglia. Sotto i piedi di questi quattro santi, nell’ornamento del tabernacolo, è nel marmo di mezzo rilievo una storia, dove uno scultore fa un fanciullo molto pronto et un maestro che mura con due che l’aiutano; e queste tutte figurine si veggiono molto ben disposte et attente a quello che fanno.