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392 SECONDA PARTE

VITA DI PAOLO ROMANO, E DI MAESTRO MINO SCULTORI E DI CHIMENTI CAMICIA ARCHITETTO

Segue ora che noi parliamo di Paolo Romano e di Mino del Regno, coetanei e della medesima professione, ma molto differenti nelle qualità de’ costumi e dell’arte, perchè Pagolo fu modesto et assai valente, Mino di molto minor valore ma tanto prosuntuoso et arrogante, che oltra il far suo pien di superbia con le parole, ancora alzava fuor di modo le proprie fatiche. Nel farsi allogazione da Pio Secondo pontefice a Paulo scultor romano d’una figura, egli tanto per invidia lo stimolò et infestollo, che Paolo, il quale era buona et umilissima persona, fu sforzato a risentirsi. Laonde Mino, sbuffando, con Paulo voleva giucare mille ducati a fare una figura con esso lui, e questo con grandissima prosunzione et audacia diceva, conoscendo egli la natura di Paulo, che non voleva fastidi, non credendo egli che tal partito accettasse. Ma Paulo accettò l’invito; e Mino mezzo pentito, solo per onore suo cento ducati giuocò. Fatta la figura fu dato a Paulo il vanto, come raro et eccellente ch’egli era; e Mino fu scorto per quella persona nell’arte, che più con le parole che con l’opre valeva. Sono di mano di Mino a Monte Cassino, luogo de’ Monaci neri del regno di Napoli, una sepoltura, et in Napoli alcune cose di marmo. In Roma il San Piero e San Paolo, che sono a’ piè delle scale di San Pietro et in San Pietro la sepoltura di papa Paolo Secondo. E la figura che fece Paulo a concorrenza di Mino fu il San Paulo, ch’all’entrata del ponte Sant’Angelo, su un basamento di marmo si vede; il quale molto tempo stette inanzi alla cappella di Sisto Quarto, non conosciuto. Avvenne poi che Clemente Settimo pontefice un giorno diede d’occhio a questa figura, e per essere egli di tali essercizii intendente e giudicioso, gli piacque molto. Per il che egli deliberò di far fare un San Pietro della grandezza medesima, et insieme, alla entrata di Ponte Sant’Angelo, dove erano dedicate a questi apostoli due cappellette di marmo, levar quelle che impedivano la vista al castello e mettervi queste due statue. Si legge nell’opera d’Antonio Filareto che Paulo fu non pure scultore ma valente orefice e che lavorò in parte i dodici Apostoli d’argento che inanzi al sacco di Roma si tenevano sopra l’altar della capella papale, nei quali lavorò ancora Niccolò della Guardia e Pietropaulo da Todi, che furono discepoli di Paulo e poi ragionevoli maestri nella scultura: come si vede nelle sepolture di papa Pio II e del Terzo, nelle quali sono i detti duoi pontefici ritratti di naturale; e di mano dei medesimi si veggiono in medaglia tre imperadori et altri personaggi grandi, et il detto Paulo fece una statua d’un uomo armato a cavallo che oggi è per terra in San Piero, vicino alla cappella di Santo Andrea. Fu creato di Paulo Iancristoforo romano, che fu valente scultore, e sono alcune opere di sua mano in Santa Maria (in) Trastevere et altrove. Chimenti Camicia, del quale non si sa altro quanto all’origine sua, se non che fu fiorentino, stando al servigio del re d’Ungheria, gli fece palazzi, giardini, fontane, tempii, fortezze et altre molte muraglie d’importanza, con ornamenti, intagli, palchi lavorati et altre simili cose, che furono con molta diligenza