Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/537

Da Wikisource.

CECCA 445

meno che sia possibile, e massimamente per rispetto di coloro che di sopra vi stanno legati. Fece il medesimo un edifizio per nettare e racconciare il musaico della tribuna di S. Giovanni, che si girava, alzava, abbassava et accostava, secondo che altri voleva, e con tanta agevolezza che due persone lo potevano maneggiare; la qual cosa diede al Cecca reputazione grandissima. Costui quando i Fiorentini avevano l’essercito intorno a Piancaldoli, con l’ingegno suo fece sì che i soldati vi entrarono dentro per via di mine, senza colpo di spada. Dopo seguitando più oltre il medesimo esercito a certe altre castella, come volle la mala sorte, volendo egli misurare alcune altezze in un luogo difficile, fu occiso; perciò che avendo messo il capo fuor del muro per mandar un filo abbasso, un prete, che era fra gl’avversarii, i quali più temevano l’ingegno del Cecca che le forze di tutto il campo, scaricatoli una balestra a panca, gli conficcò di sorte un verettone nella testa che il poverello di subito se ne morì. Dolse molto a tutto l’essercito et ai suoi cittadini il danno e la perdita del Cecca. Ma non vi essendo rimedio alcuno, ne lo rimandarono in cassa a Fiorenza, dove dalle sorelle gli fu data onorata sepoltura in S. Piero Scheraggio, e sotto il suo ritratto di marmo fu posto lo infrascritto epitaffio:

Fabrum Magister Cicca, natus oppidis vel obsidendis vel tuendis hic iacet. Vixit annos XXXXI. Menses IV. Dies XIIII. Obiit pro patria telo ictus. Piae sorores monumentum fecerunt MCCCCLXXXXVIIII.