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VITTORE SCARPACCIA 523

figure e paesi lontani, Giovanni Mansueti, che imitando assai l’opere di Gentile Bellino, fece in Vinezia molte pitture. E nella scuola di S. Marco, in testa all’udienza, dipinse un S. Marco che predica in sulla piazza, ritraendovi la facciata della chiesa, e fra la moltitudine degl’uomini e delle donne che l’ascoltano, turchi, greci e volti d’uomini di diverse nazioni, con abiti stravaganti. Nel medesimo luogo, dove fece in un’altra storia S. Marco che sana un infermo, dipinse una prospettiva di due scale e molte loggie. In un altro quadro vicino a questo fece un S. Marco che converte alla fede di Cristo una infinità di popoli, et in questo fece un tempio aperto e sopra un altare un Crucifisso; e per tutta l’opera diversi personaggi con bella varietà d’arie, d’abiti e di teste. Dopo costui, seguitò di lavorare nel medesimo luogo Vittore Bellini, che vi fece, dove in una storia S. Marco è preso e legato, una prospettiva di casamenti che è ragionevole e con assai figure, nelle quali imitò i suoi passati. Dopo costoro fu ragionevole pittore Bartolomeo Montagna vicentino, che abitò sempre in Vinezia e vi fece molte pitture; et in Padova dipinse una tavola nella chiesa di S. Maria d’Artone. Parimente Benedetto Diana fu non meno lodato pittore che si fussero i sopra scritti, come in fra l’altre sue cose lo dimostra l’opere che sono di sua mano in Vinezia, in S. Francesco della Vigna, dove all’altare di S. Giovanni fece esso santo ritto in mezzo a due altri Santi, che hanno in mano ciascuno un libro. Fu anco tenuto in grado di buon maestro Giovanni Buonconsigli, che nella chiesa di S. Giovanni e Paulo, all’altare di S. Tomaso d’Aquino, dipinse quel Santo circondato da molti ai quali legge la scrittura sacra, e vi fece una prospettiva di casamenti che non è se non lodevole. Dimorò anco quasi tutto il tempo di sua vita in Vinezia Simon Bianco, scultore fiorentino, e Tullio Lombardo molto pratico intagliatore. In Lombardia parimente sono stati eccellenti Bartolomeo Clemento da Reggio et Agostino Busto scultori. E nell’intaglio Iacopo Davanzo milanese e Gasparo e Girolamo Misceroni. In Brescia fu pratico e valentuomo nel lavorare in fresco Vincenzio Verchio, il quale per le belle opere sue s’acquistò grandissimo nome nella patria. Il simile fece Girolamo Romanino, bonissimo pratico e disegnatore, come apertamente dimostrano l’opere sue fatte in Brescia et intorno a molte miglia. Nè fu da meno di questi, anzi gli passò, Alessandro Moretto, delicatissimo ne’ colori e tanto amico della diligenza, quanto l’opere da lui fatte ne dimostrano. Ma tornando a Verona, nella quale città sono fioriti et oggi fioriscono più che mai eccellenti artefici, vi furono già Francesco Bonsignori e Francesco Caroto eccellenti; e dopo, maestro Zeno veronese, che in Arimini lavorò la tavola di S. Marino e due altre con molta diligenza. Ma quello che più di tutti gl’altri ha fatto alcune figure di naturale che sono maravigliose, è stato il Moro veronese, o vero come altri lo chiamavano, Francesco Turbido, di mano del quale è oggi in Vinezia in casa Monsignor de’ Martini il ritratto d’un gentiluomo da Ca’ Badovaro, figurato di un pastore che par vivissimo, e può stare a paragone di quanti ne sono stati fatti in quelle parti. Parimente Batista d’Angelo, genero di costui, è così vago nel colorito e pratico nel disegno, che più tosto avanza, che sia