Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/99

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DELL’OPERA. 3

[versione diplomatica]


cessario non solamente la perfezione del giudizio ordinaria, come al Pittore, ma assoluta, e subita, di maniera, che ella conosca sin dentro a’ marmi l’intero apunto di quella figura, ch’essi intendono di cavarne: Et possa senza altro modello, prima far molte parti perfette, che e’ le accompagni, et unisca insieme; come ha fatto divinamente Michelagnolo. Avvenga che mancando di questa felicità di Giudizio, fanno agevolmente, e spesso, di quelli inconvenienti, che non hanno rimedio; et che fatti son sempre testimonij degl’errori dello scarpello, o del poco giudizio dello Scultore. Laqual cosa non avviene a’ Pittori: percioche ad ogni errore di pennello, o mancamento di giudizio, che venisse lor fatto, hanno tempo, conoscendogli da per loro, o avvertiti da altri, a ricoprirli, e medicarli con il medesimo pennello, che l’haveva fatto, ilquale nelle man loro ha questo vantaggio da gli scarpelli dello scultore, ch’egli non solo sana come faceva il ferro della lancia d’Achille, ma lascia senza margine le sue ferite. Allequali cose rispondendo i Pittori non senza sdegno, dicono primieramente, che volendo gli Scultori considerare la cosa in sagrestia, la prima nobiltà è la loro: e che gli Scultori s’ingannano di gran lunga a chiamare opera loro la Statua del primo padre, essendo stata fatta di terra, l’arte della qual operazione mediante il suo levare, e porre, non è manco de’ Pittori, che d’altri: et fu chiamata Plastice da’ Greci, e Fictoria da’ Latini; et da Prassitele fu giudicata madre della Scultura, del Getto, e del Cesello; cosa, che fa la scultura veramente nipote alla Pittura; conciosia che la Plastice, e la Pittura naschino insieme, e subito dal disegno. Et esaminata fuori di sagrestia dicono, che tante sono, et si varie l’opinioni de’ tempi, che male si può credere piu a l’una, che all’altra: e che considerato finalmente questa nobiltà dove e’ vogliono, nell’uno de luoghi perdono, e nell’altro non vincono, si come nel Proemio delle Vite piu chiaramente potrà vedersi. Appresso per riscontro dell’arti congeneri, e sottoposte alla scultura dicono, haverne molte piu di loro, perche la pittura abbraccia l’invenzione dell’Istoria, la difficilissima arte degli scorti, tutti i corpi dell’Architettura, per poter far’i casamenti, et la prospettiva, il colorire a tempera, l’arte del lavorare in fresco, differente, e vario da tutti gl’altri, similmente il lavorar’a olio, in legno, in pietra, in tele, et il Miniare arte differente da tutte, le finestre di vetro, il Musaico de’ vetri, il commetter le tarsie di colori facendone istorie con i legni tinti, ch’è Pittura, lo sgraffire le case con il ferro, il niello, e le stampe di rame, membri della pittura, gli smalti de gl’orefici, il commetter l’oro alla damaschina, il dipigner le figure invetriate, e fare ne vasi di terra istorie, et altre figure, che tengono all’acqua, il tesser’i broccati con le figure, e fiori, e la bellissima invenzione degl’Arazzi tessuti, che fa commodità, e grandezza, potendo portar la pittura in ogni luogo, e salvatico, e domestico: senza che in ogni genere, che bisogna esercitarsi, il Disegno, ch’è disegno nostro l’adopra ognuno. Si che molti piu membri ha la pittura, et piu utili, che non ha la scultura. Non niegano l’eternità poi che cosi la chiamano, delle sculture. Ma dicono questo non esser privilegio che faccia l’arte piu nobile, ch’ella si sia di sua natura, per esser semplicemente della materia. Et che se la lunghezza della vita desse all’anime nobiltà; il Pino tra le piante, et il Cervio tra gl’animali, harebbon l’anima oltramodo piu nobile, che non ha l’huomo. Non ostante che ei potessino ad-


[versione critica]


cessario non solamente la perfezione del giudizio ordinaria, come al Pittore, ma assoluta, e sùbita, di maniera, che ella conosca sin dentro a’ marmi l’intero apunto di quella figura, ch’essi intendono di cavarne, et possa senza altro modello, prima far molte parti perfette, che e’ le accompagni, et unisca insieme, come ha fatto divinamente Michelagnolo. Avvenga che mancando di questa felicità di Giudizio, fanno agevolmente, e spesso, di quelli inconvenienti, che non hanno rimedio; et che fatti son sempre testimonij degl’errori dello scarpello, o del poco giudizio dello Scultore. Laqual cosa non avviene a’ Pittori: percioche ad ogni errore di pennello, o mancamento di giudizio, che venisse lor fatto, hanno tempo, conoscendogli da per loro, o avvertiti da altri, a ricoprirli, e medicarli con il medesimo pennello, che l’haveva fatto; ilquale nelle man loro ha questo vantaggio da gli scarpelli dello scultore, ch’egli non solo sana come faceva il ferro della lancia d’Achille, ma lascia senza margine le sue ferite. Allequali cose rispondendo i Pittori non senza sdegno, dicono primieramente, che volendo gli Scultori considerare la cosa in sagrestia, la prima nobiltà è la loro, e che gli Scultori s’ingannano di gran lunga a chiamare opera loro la Statua del primo padre, essendo stata fatta di terra, l’arte della qual operazione mediante il suo levare, e porre, non è manco de’ Pittori, che d’altri: et fu chiamata Plastice da’ Greci, e Fictoria da’ Latini; et da Prassitele fu giudicata madre della Scultura, del Getto, e del Cesello; cosa, che fa la scultura veramente nipote alla Pittura; conciosia che la Plastice, e la Pittura naschino insieme, e subito dal disegno. Et esaminata fuori di sagrestia dicono, che tante sono, et si varie l’opinioni de’ tempi, che male si può credere piu a l’una, che all’altra, e che considerato finalmente questa nobiltà dove e’ vogliono, nell’uno de luoghi perdono, e nell’altro non vincono, si come nel Proemio delle Vite piu chiaramente potrà vedersi. Appresso per riscontro dell’arti congeneri, e sottoposte alla scultura dicono, haverne molte piu di loro, perche la pittura abbraccia l’invenzione dell’Istoria, la difficilissima arte degli scorti, tutti i corpi dell’Architettura, per poter far’i casamenti, et la prospettiva, il colorire a tempera, l’arte del lavorare in fresco, differente, e vario da tutti gl’altri, similmente il lavorar’a olio, in legno, in pietra, in tele, et il Miniare arte differente da tutte, le finestre di vetro, il Musaico de’ vetri, il commetter le tarsie di colori facendone istorie con i legni tinti, ch’è Pittura, lo sgraffire le case con il ferro, il niello, e le stampe di rame, membri della pittura, gli smalti de gl’orefici, il commetter l’oro alla damaschina, il dipigner le figure invetriate, e fare ne vasi di terra istorie, et altre figure, che tengono all’acqua, il tesser’i broccati con le figure, e fiori, e la bellissima invenzione degl’Arazzi tessuti, che fa commodità, e grandezza, potendo portar la pittura in ogni luogo, e salvatico, e domestico; senza che in ogni genere, che bisogna esercitarsi, il Disegno, ch’è disegno nostro l’adopra ognuno. Si che molti piu membri ha la pittura, et piu utili, che non ha la scultura. Non niegano l’eternità poi che cosi la chiamano, delle sculture. Ma dicono questo non esser privilegio che faccia l’arte piu nobile, ch’ella si sia di sua natura, per esser semplicemente della materia. Et che se la lunghezza della vita desse all’anime nobiltà, il Pino tra le piante, et il Cervio tra gl’animali, harebbon l’anima oltramodo piu nobile, che non ha l’huomo. Non ostante che ei potessino ad-


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