Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/262

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mano al viso molto graziatamente. E certamente che in ogni cosa, e grande e piccola, mise in quella istoria molta diligenza et amore, per lo sprone et animo che aveva di mostrare in tal cosa agli artefici et agli altri intendenti, quanto egli le difficultà dell’arte sempre avesse in venerazione, e quelle imitando a buon termine riducesse. Volendo non molto dopo i frati per la solennità d’una festa, che le storie d’Andrea si scoprissero e quelle del Francia similmente, la notte che il Francia aveva finita la sua dal basamento in fuori, come temerari e prosontuosi gliela scopersero, pensando, come ignoranti di tale arte, che il Francia ritoccare o fare altra cosa nelle figure non dovesse. La mattina, scoperta così quella del Francia come quelle d’Andrea, fu portato la nuova al Francia che l’opere d’Andrea e la sua erano scoperte: di che ne sentì tanto dolore, che ne fu per morire. E venutagli stizza contra a’ frati per la presunzione loro, che così poco rispetto gli avevano usato, di buon passo caminando pervenne all’opera. E salito su ’l ponte, che ancora non era disfatto se bene era scoperta la storia, con una martellina da muratori, che era quivi, percosse alcune teste di femmine e guastò quella della Madonna, e così uno ignudo che rompe una mazza, quasi tutto lo scalcinò dal muro. Per il che i frati corsi al rumore, et alcuni secolari gli tennero le mani, ché non la guastasse tutta. E benché poi co ’l tempo gli volessero dar doppio pagamento, egli però non volle mai, per l’odio che contra di loro aveva concetto, racconciarla. E per la riverenza avuta a tale opera et a lui, gli altri pittori non l’hanno voluta finire. E così si resta fino a ora, per quella memoria. La quale opera è lavorata in fresco con tanto amore e con tanta diligenza e con sì bella freschezza, che si può dire che ’l Francia in fresco lavorasse meglio che uomo del tempo suo; e meglio con i colori sicuri da ’l ritoccare, in fresco le sue cose unisse et isfumasse. Onde per questa e per l’altre sue opere merita molto d’esser celebrato. Fece ancor fuor della porta alla Croce di Fiorenza, a Rovezzano, un tabernacolo d’un Crocifisso et altri Santi, et a San Giovannino alla porta di San Pier Gattolino un cenacolo di Appostoli lavorò a fresco. Non molto dopo nell’andare in Francia Andrea del Sarto pittore, il quale aveva incominciato alla Compagnia dello Scalzo di Fiorenza un cortile di chiaro e scuro, dentrovi le storie di San Giovanni Batista, gli uomini di quella avendo desiderio dar fine a tal cosa presero il Francia, acciò, come imitatore della maniera di Andrea, l’opera cominciata da lui, seguitasse. Laonde in quel luogo fece il Francia intorno intorno gli ornamenti a una parte; e condusse a fine due storie di quelle lavorate con diligenza. Le quali sono quando San Giovanni Batista piglia licenzia dal padre suo Zacheria, per andare al deserto; e l’altra lo incontrare che si fecero per viaggio Cristo e San Giovanni con Giuseppo e Maria, ch’ivi stanno a vederli abbracciare. Né seguì più innanzi per lo ritorno d’Andrea, il quale continuò poi di dar fine al resto dell’opere. Fece con Ridolfo Ghirlandai uno apparato bellissimo per le nozze del duca Lorenzo, con due prospettive per le comedie che si fecero, lavorate molto con ordine e maestrevole gudicio e grazia; per le quali acquistò nome e favore appresso a qual Principe. La qual servitù fu cagione ch’egli ebbe l’opera della volta della sala del Poggio a Caiano a mettersi d’oro, in compagnia d’Andrea di Cosimo; e poi cominciò per concorrenza di Andrea del Sarto e di Iacopo da Puntormo una facciata