Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/307

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luogo dipinse Francesco nella facciata del coro due storie a fresco, cioè quando il Signore va sopra l’asina in Ierusalem e quando fa orazione nell’orto dove sono in disparte le turbe armate che, guidate da Giuda, vanno a prenderlo. Ma sopra tutte è bellissima la sagrestia in volta, tutta dipinta dal medesimo, eccetto il Santo Antonio battuto dai demonii, il quale si dice essere di mano di Domenico suo padre. In questa sagrestia dunque, oltre il Cristo che è nella volta et alcuni Angioletti che scortano all’insù, fece nelle lunette diversi papi, a due a due per nicchia, in abito pontificale, i quali sono stati dalla Relligione di San Benedetto assunti al pontificato. Intorno poi alla sagrestia, sotto le dette lunette della volta, è tirato un fregio alto quattro piedi e diviso in certi quadri nei quali sono in abito monastico dipinti alcuni imperatori, re, duchi et altri principi, che lasciati gli stati e’ principati che avevano, si sono fatti monaci. Nelle quale figure ritrasse Francesco dal naturale molti dei monaci che mentre vi lavorò abitarono o furono per passaggio in quel monasterio. E fra essi vi sono ritratti molti novizii et altri monaci d’ogni sorte, che sono bellissime teste e fatte con molta diligenza. E nel vero fu allora, per questo ornamento, quella la più bella sagrestia che fusse in tutta Italia, perché, oltre alla bellezza del vaso ben proporzionato e di ragionevole grandezza, e le pitture dette che sono bellissime, vi è anco da basso una spalliera di banchi lavorati di tarsie e d’intaglio con belle prospettive, così bene che in que’ tempi, e forse anche in questi nostri, non si vede gran fatto meglio, perciò che fra’ Giovanni da Verona, che fece quell’opera, fu eccellentissimo in quell’arte, come si disse nella vita di Raffaello da Urbino, e come ne dimostrano, oltre molte opere fatte nei luoghi della sua Relligione, quelle che sono a Roma nel palazzo del papa, quelle di Monte Oliveto di Chiusuri in sul sanese et in altri luoghi. Ma quelle di questa sagrestia sono di quante opere fece mai fra’ Giovanni le migliori; perciò che si può dire che quanto nell’altre vinse gl’altri, tanto in queste avanzasse se stesso. Intagliò fra’ Giovanni per questo luogo, fra l’altre cose, un candeliere alto più di quattordici piedi per lo cero pasquale, tutto di noce, con incredibile diligenza; onde non credo che per cosa simile si possa veder meglio. Ma tornando a Francesco, dipinse nella medesima chiesa la tavola che è alla capella de’ conti Giusti, nella quale fece la Madonna e Santo Agostino e San Martino in abiti pontificali. E nel chiostro fece un Deposto di croce con le Marie et altri Santi che per cose a fresco in Verona sono molto lodate. Nella chiesa della Vettoria dipinse la capella de’ Fumanelli, sotto il tramezzo che sostiene il coro, fatto edificare da Messer Niccolò de’ Medici cavaliere, e nel chiostro una Madonna a fresco. E dopo ritrasse di naturale Messer Antonio Fumanelli, medico famosissimo per l’opere da lui scritte in quella professione. Fece anco a fresco sopra una casa, che si vede quando si cala il ponte delle Navi per andar a San Polo, a man manca, una Madonna con molti Santi che è tenuta, per disegno e per colorito, opera molto bella. Et in Brà, sopra la casa de’ Sparvieri, dirimpetto all’orto de’ frati di San Fermo, ne dipinse un’altra simile. Altre cose assai dipinse Francesco, delle quali non accade far menzione essendosi dette le migliori; basta che egli diede alle sue pitture grazia, disegno, unione e colorito vago et acceso quanto alcun altro. Visse Francesco