Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/91

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tenuta molto buona e lodevole; ma in un’altra di San Bernardo manco perfetta di quella. Sotto la porta della sagrestia fece due tavole, una quando San Gregorio papa dice messa, che Cristo gli apare ignudo versando il sangue con la Croce in spalla, et il diacono e subdiacono parati la servono, con dua Angeli che incensano il corpo di Cristo, sotto, [in] una altra cappella, fece una tavola drentovi la Nostra Donna, San Ieronimo e San Bartolomeo, nelle quale due opere durò fatica e non poca, ma andava ogni dì peggiorando, né so a che mi attribuire questa disgrazia sua, che il povero Raffaello non mancava di studio, diligenzia e fatica, ma poco gli valeva; là dove si giudica che, venuto in famiglia grave e povero, et ogni giorno bisognando valersi di quel che guadagnava, oltre che non era di troppo animo e pigliando a far le cose per poco pregio, di mano in mano andò peggiorando, ma sempre nondimeno si vedde del buono nelle cose sue. Fece per i monaci di Cestello nel lor refettorio una storia grande nella facciata colorita in fresco nella quale dipinse il miracolo che fece Iesù Cristo de’ cinque pani e duo pesci saziando cinquemila persone. Fece allo abate de’ Panichi, per la chiesa di San Salvi fuor della porta alla Croce, la tavola dello altar maggiore con la Nostra Donna, San Giovan Gualberto, San Salvi e San Bernardo cardinale degli Uberti e San Benedetto abate, e dalle bande San Batista e San Fedele armato in duo nicchie che mettevano in mezzo la tavola, la quale aveva un ricco ornamento e nella predella più storie di figure piccole della vita di San Giovan Gualberto, nel che si portò molto bene, perché fu sovenuto in quella sua miseria da quello abate al qual venne pietà di lui e della sua virtù, e Raffaello nella predella di quella tavola lo ritrasse di naturale insieme col generale loro, che governava a quel tempo. Fece in San Pier Maggiore una tavola a man ritta, entrando in chiesa, e nelle Murate un San Gismondo re. In un quadro e’ fece in San Brancazio, per Girolamo Federighi, una Trinità in fresco dove e’ fu sepolto ritraendovi lui e la moglie ginochioni, dove e’ cominciò a tornare nella maniera minuta. Similmente fece due figure in Cestello a tempera, cioè un San Rocco e Santo Ignazio che sono alla cappella di San Bastiano. Alla coscia del ponte Rubaconte verso le Mulina fece in una cappelluccia una Nostra Donna, San Lorenzo et un altro Santo, et in ultimo si ridusse a far ogni lavoro meccanico; et ad alcune monache et altre genti, che allora ricamavano assai paramenti da chiese, si diede a fare disegni di chiaro scuro e fregiature di Santi e di storie per vilissimo prezzo, perché, ancora che egli avesse peggiorato, talvolta gli usciva di bellissimi disegni e fantasie di mano, come ne fanno fede molte carte che poi doppo la morte di coloro che ricamavono si son venduti qua e là; e nel libro del signore Spedalingo ve n’è molti che mostrano quanto valesse nel disegno. Il che fu cagione che si feciono molti parimenti e fregiature per le chiese di Fiorenza e per il dominio et anche a Roma per cardinali e vescovi, i quali sono tenuti molto begli, et oggi questo modo del ricamare in quel modo che usava Pagolo da Verona, Galieno fiorentino et altri simili, è quasi perduto, essendosi trovato un altro modo di punteggiar largo che non ha né quella bellezza né quella diligenzia, et è meno durabile assai che quello; onde egli per questo benefizio merita, se bene la povertà li diede scomodo e stento in vita, che egli abbi gloria et onore delle virtù sue doppo la morte.