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non si privi del beneficio, che può ricevere dal mantenersi in libertá, di poter sempre determinarsi piú ad una che all’altra assoluzione, secondo la qualitá de’ tempi e degli accidenti. Che il signor duca suo padre aveva avuto a provare lui ancora tempi molto difficili per l’Italia, né mai si era mutato di proposito, ancorché avesse veduto la Francia in tante perturbazioni senza re e senza un determinato governo; ed in quelli istessi tempi avesse veduto in Spagna un re di pensieri cosí grandi e de’ fini cosí alti, che, se ben implicato in altre guerre, dava per avventura piú giusta occasione di temere all’Italia di quella che dá il presente re, che dimostra animo molto moderato e grande inclinazione alla pace, la quale vedesi che conferisce anco all’interessi di chi assiste con grandissima autoritá a quel governo. Che il duca non poteva dubitar che in occasione de’ disturbi, che le potessero essere promossi da’ spagnuoli, l’abbandonasse la Serenitá Vostra, anzi che da lei potrá sempre aspettar una sicura protezione, come da quella che è prencipe grande, che ha sommamente a cuore il bene dell’Italia e che non deve per suo interesse lasciar cadere alcuno dei prencipi italiani. Che il duca con l’ordine e con l’assignazione, con la quale fa tutte le sue spese, si libererá dai debiti lasciatigli dal padre, cumulerá dell’oro, né si lascerá mai ridurre in stato tale che il bisogno di denari lo abbia a necessitar a far assoluzione contraria alli suoi interessi. Che anco le particolari condizioni di chi governa ora in Milano daranno cuore ed animo grande al duca, poiché questo ministro è venuto al governo di quel Stato con non grande autoritá, si dimostra alieno dai rumori e dá anco alcun adito ai prencipi di profittarsi con l’usarle liberalitá. Che, se ben questo era benefizio momentaneo, potendo il ministro mutarsi, doveva però il duca stimar grandemente il poter temporeggiare, poiché tratanto si miglioravano le sue condizioni e cresceva in Francia il picciolo re; il quale, quando fosse pervenuto al governo, si poteva ben credere che, come figliuolo di cosí glorioso padre, avesse a fare operazioni grandi ed a non abbandonare l’Italia e li naturali amici di quella corona e li suoi medesimi interessi.