Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/133

Da Wikisource.

relazione di pietro gritti 127

grandi; il quale, se ben potria stimare per questo che le fosse debito, vorrá però riconoscerlo sempre dalla benignitá della Serenitá Vostra, che, con questo onore che fará a lui, accrescerá riputazione ad un prencipe che dipende e vuol dipendere da essa, e, con questa dimostrazione di stimare la sua persona, le dará animo e cuore di restare separato da quelli che desiderano di averlo dalla sua parte. Che, ricevendo lui grazia che tanto desidera, la Serenitá Vostra potrá esser certa di aver sempre a disponere di lui, delli suoi Stati, de’ figliuoli e de’ fratelli, della maniera che ha in ogni tempo potuto fare di tutte le fortune di quella casa per antica volontá de’ suoi maggiori, li quali, avendo avuto occasione di essere al servizio della serenissima republica, hanno fatto quelle azioni che sapeva il mondo. E si allargò in questi concetti con affettuosa maniera. Risposi a quest’officio: che la mente della serenissima republica verso li suoi antenati si era dimostrata sempre tale, che non poteva ricever dubbio quella paterna benevolenza che la Serenitá Vostra le portava. Che lei stima molto la sua persona, e piú di quello che abbia fatto finora alcuno de’ suoi progenitori, per le dignissime sue condizioni; desidera in tutte le occasioni e grandi e picciole di sodisfarla; e le dispiace grandemente quando per gravi ed importanti rispetti publici conviene differire le sodisfazioni. E, dilatandomi in quei concetti, che si contengono nella mia commissione, procurai di lasciarlo ben impresso della sincera affezione che le porta la Serenitá Vostra e del desiderio che tiene del bene e grandezza della sua casa. Mi fece poi per il consiglier Chieppio raccomandare Antonio Callegari bergamasco, il quale desidera liberarsi dal bando col inezo d’un prigione, che ha consignato nelle forze delli illustrissimi signori rettori di Brescia, si come piú particolarmente si contiene in un memoriale che lasciai nell’eccellentissimo collegio.

Sodisfeci all’officio, che la Serenitá Vostra mi commisse, con madama di Ferrara vedova, zia del signor duca, la quale lo aggradi molto caramente. Ella fa la sua vita in un monasterio, tenendo un palazzo a quello contiguo, dove riceve le visite. E tutta occupata in fabriche di chiese ed in altre opere pie; e