Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/145

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relazione di gioanni da mulla 139

nell’apparenza forse anco piú onorevolmente del padre, aveva però riseccate tutte le superfluitá e voleva che le cose procedessero molto assignatamente. Quello mò che possi far il duca presente intorno a questo, non si può affermare, perché il suo ingresso al ducato è stato molto infausto e dispendioso; onde, come sicuramente non ha potuto in alcuna parte estinguer li debiti vecchi, cosí anzi gli è stato necessario farne di novi, oltre aver impegnata la maggior parte delle sue gioie ed argenti, come disse Sua Altezza di aver convenuto fare di propria bocca. Ha però buoni pensieri, vuol riseccar le spese, essendo per diminuire al presente 100 bocche del suo servizio; e mi disse anco di non aver molta inclinazione a viaggiare né ad altri piaceri di senso, che il giuoco è aborritissimo da lui e che la sua maggior dilettazione è la musica, che li costa però assai, spendendo in essa 30.000 ducati all’anno. E questo è quanto, contenendomi nei termini della dovuta brevitá, ho stimato conveniente toccare dei Stati del signor duca, delle sue forze, dei suoi sudditi, delle sue rendite e delle sue spese.

Passerò ora con la medesima brevitá a considerare le con dizioni di questo principe, del signor don Vicenzo suo fratello e d’altri della sua casa, della inclinazione del signor duca, de’ suoi interessi, con qualche altro particolare di piú sostanza. E adunque Ferdinando Gonzaga, al presente duca di Mantova, di anni 26 in circa, di statura mediocre, di abitudine, oltre l’ordinario della sua casa, magra ed asciuta, di delicata complessione, di leggiadro aspetto e di faccia amabile e piena di venustá. È sano convenientemente, e sarebbe anco forse piú, se, abandonando l’opinione di un suo medico familiare, non frequentasse cosí spesso i medicamenti come frequenta, ma attendesse la conservazione della sua salute dal vigor degli anni, dall’essercizio che fa e dalla propensione che ha dalla natura di mangiare e bere pochissimo, che non può esser certo piú scarsamente o sobriamente di quello che usa l’Altezza Sua. Patisce un poco di flussione di cattáro, particolarmente nel mutarsi delle stagioni, ma non è cosa di rilevo, e, come ho detto, basterebbe per mantenerlo sano la parsimonia del vivere, che in