Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/149

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relazione di gioanni da mulla 143

compassione e riesce alla cittá tutta di grandissimo essempio. Mostrò di ricever in sommo grado di esistimazione la visita ch’io le feci in nome dell’Eccellenze Vostre e me ne ringraziò affettuosissimamente, professando di esser al pari del signor duca suo nipote nelle grandissime obligazioni che deve aver tutta quella casa alle Signorie Vostre eccellentissime, e che le vive e viveri sempre con molta devozione ed obedienza.

Oltre il signor duca e don Vicenzo, vi sono anco molt’altri dell’istessa casa che pretendono abilitá alla successione dei Stati, quando accadesse il mancamento di discendenza mascolina in questi principi presenti; e sono tutti li marchesi di casa Gonzaga, che sono molti, il principe di Guastalla, il principe di Castiglione, ma, sopra tutti e con maggiore ragione di cadaun altro, il duca di Nivers. E ne rimovi pur il signor Dio l’occasione, perché sarebbe questo, per dir il vero, un pericoloso ed intricato negozio che potrebbe apportar gran disturbi e commozioni in queste provincie. Perché dall’un canto non è dubio che il duca di Nivers, ritrovandosi in virtú di sangue il piú prossimo in ogni caso di successione, bisogna credere che egli, e con tutte le forze proprie, della Francia e degli amici, non fosse per mancar certo a se stesso, alla sua fortuna ed alle sue ragioni: e dall’altro il principe di Guastalla, posto con il suo Stato nelle fauci de’ spagnuoli, legato dal re con la catena del Tosone, dipendentissimo ed obligatissimo di quella corona, pretenderebbe in caso simile la protezion regia; e con ragione si potrebbe credere che non gli fosse da’ spagnuoli mancato, perché, oltre la sicurezza che averebbono sempre nella piú che naturai disposizione di quel principe verso loro, con l’occasione del portarlo alla successione dessignarebbono far di lui e delle sue forze quel che a loro tornasse meglio. Né si deve dar credenza a quello che si è lasciato intender piú volte il marchese dell’Hinoiosa, giá governator di Milano: che spagnuoli non porterebbono, quando venisse il caso, mai altri alli Stati di Mantova che il duca di Nivers, conoscendosi in maggiore e migliore condizione di ogn’altro; perché ogni ragion di Stato persuade che per loro interesse non fossero per abandonar essi